martedì 28 giugno 2011

Indice: la società medievale

All'alba del medioevo città-isole, città fantasma.
La crisi delle città nell' Alto medioevo
Istantanea dell'Alto Medioevo occidentale: il paesaggio umano e naturale
Contadini servi e liberi nell'Alto Medioevo
Il riciclo dei materiali edili nel Medioevo
Dopo l'anno Mille la città ritorna protagonista
La lingua nel Medioevo: dal latino al volgare
Vassallaggio e beneficio: i due volti della fedeltà feudale nel Medioevo
domenica 26 giugno 2011

I Galli Boi e gli Insubri

I Boi erano una popolazione celtica di origine incerta; probabilmente nell'età del ferro erano residenti nell'odierna Boemia ( che da essi prende il nome). Se il gruppo tribale principale rimase nei territori d'origine ( per essere poi scacciati dal Marcomanni nel I secolo d.C. e andare in Baviera), una parte dei Boi si trasferì nel VI secolo a.C prima verso l'Iberia per poi stanziarsi nella zona a sud di Bordeaux. Attorno al 400 a.C. altri gruppi scesero in Italia nel territorio tra il Po e l'Appennino, occupando la città etrusca di Felsina che ribattezzarono Bononia ( oggi Bologna). Sconfitti più volte dai romani nel 282 e nel 225 a. C., verranno definitivamente soggiogati da Scipione Nasica nel 191 a. C. e gradualmente romanizzati.
Altra tribù celtica immigrata in Italia sono gli Insubri: anche in questo caso si è incerti sulla provenienza , probabilmente la Gallia o i paesi danubiani. Si stanziarono verso la fine del V sec. a.C. a nord della riva sinistra del Po, ad oriente del Ticino da dove partivano per le loro scorribande in tutta la penisola. La loro principale città era Mediolanum ( Milano), ma si insediarono anche a Monza e successivamente a Como, Pavia, Novara, Lodi e Bergamo. Si unirono con i Boi, i Liguri e altre tribù galliche contro i romani ma vennero sconfitti a Talamone ( 225) e Clastidium ( 222). Stimolati dall'arrivo di Annibale in Italia tornarono ad affrontare i Romani, attaccarono le colonie latine di Cremona e Piacenza ma vennero definitivamente sottomessi nel 194 a. C. I loro discendenti, acquisiranno nell'89 a.C il diritto latino (ius Latii) e nel 49 a.C. la piena cittadinanza romana
giovedì 23 giugno 2011

L'espansione dei Celti e dei Galli in Italia e la loro influenza nel IV - III secolo a.C.

La penetrazione dei Celti in Italia avvenne ad ondate successive: inizialmente in ordine sparso durante l’età del ferro ( XI-IX sec A.C) , poi con tribù di invasione più compatte tra il VI e IV sec A.C. A questa seconda ondata si riferisce l'episodio del sacco di Roma da parte dei Galli nel 390 A.C. A testimoniare la rilevanza della loro presenza nel panorama italico il fatto che la Pianura padana fino al I sec D.C venne denominata Gallia Cisalpina.
I nomi di molte di queste tribù celtiche sono giunti fino ai nostri giorni: ricordiamo gli Insubri di stanza nell’Alta Lombardia, i Boi a cavallo del Po fino a Parma e Bologna, i Lingoni nella parte orientale del Po, i Senoni tra Rimini e Ancona, i Laevi e i Marici, nel Pavese e nel Novarese. Nel Veneto orientale si fece prepotente l'avanzata dei Carni, mentre nelle zona centrale essa fu resa blanda dalla resistenza dei Veneti.
Ciò che spinse queste popolazioni a valicare le Alpi fu il desiderio di migliorare le proprie condizioni di vita e l'innato spirito d'avventura. Dove riuscirono a sottomettere le popolazioni autoctone non si registra un'evoluzione verso una civiltà urbana al contrario invece di quando riuscirono a convivere con le popolazioni più civilizzate dell’Etruria Padana ( che vennero però in un secondo tempo sopraffatte : da qui ad esempio la mutazione del nome di Felsina in Bononia)e dei Veneti che invece riuscirono a mantenere intatta la loro civiltà. Grazie a questi contatti si ebbe un miglioramento anche dell'arte celtica, inizialmente astrattamente stilizzata e propendente all'ornamento, verso una maggiore umanizzazione con ulteriore sviluppo nella metallurgia nella quale i Celti già eccellevano.
A partire dal IV secolo A.C l'influenza dei Celti nelle vicende politiche della penisola diviene più intensa. Essi con le loro pressioni da nord sugli Etruschi favorirono il progetto espansivo di Dionigi di Siracusa. Nel III secolo presero parte alle coalizioni antiromane che cercavano di porre un freno all’irresistibile espansione dell’Urbe. I Boi fecero un irruzione arrestata dai Romani nel lago Vadimone (283 A.C). Mezzo secolo più tardi ancora i Boi alleati con Insubri, Lingoni e gruppi di Celti d’oltralpe furono seccamente sconfitti dai Romani presso Talamone (225 A.c). Il contrattacco dei Romani portò alla vittoria di Clastidium ( Casteggio) contro gli Insubri nel 222. Da questo momento la colonizzazione romana della valle Padana si fa sistematica. I Celti sopravvissuti alla repressione instaurano pacifici rapporti con l’elemento romano-italico fino a fondersi con esso e creando i presupposti per la definitiva integrazione dei territori padani nello Stato romano.
giovedì 16 giugno 2011

Enneade: la cosmogonia dell'antico Egitto. Atum, il dio sole, origine dell'universo


Nella religione di Stato dell'Antico Egitto il ruolo preminente venne assunto dal Dio-sole nelle sue diverse manifestazioni. Furono i sacerdoti di Eliopoli, (località situata dove oggi sorge un quartiere de il Cairo) a elaborare la prima dottrina e a diffonderne il culto. Secondo la cosmologia egizia in principio fu Nun, il Caos. Dalla sua informe massa liquida sorse una collinetta di sabbia vergine, da cui il dio solare Atum, raffigurato come un leone o come un leone dalla testa umana, creò se stesso e l'universo. Il primordiale raggio solare si pietrificò formando il Benben, la sacra pietra di forma conica venerata ad Eliopoli, sito dove secondo gli Egizi sarebbe avvenuta la creazione.
Atum già all’inizio dell’Antico Regno acquisì rilevanza di dio nazionale, ragion per cui viene raffigurato con la doppia corona in testa.
Masturbandosi Atum generò una coppia divina, Shu, il "fiato" di Atum, dio dell’atmosfera e della luce del sole, e Tefnut, dea dell'Umidità atmosferica il cui nome evoca lo sputo di saliva di Atum da cui essa sarebbe sorta. Shu e Tefnut si unirono a generare Nut, il Cielo, e Geb, la Terra che a loro volta avranno quattro figli: Seth, dalla testa di animale immaginario e Nefti, sua sorella e sposa; Iside e Osiride, protagonisti del mito più famoso dell'Antico Egitto destinato ad avere grandi fortune anche nel mondo greco. La dottrina dei sacerdoti di Eliopoli venne denominata Enneade in quanto basata su un gruppo di nove dei; simili cosmogonie vennero elaborate in altre città come Ermopoli e Memfi che però si fondavano su otto divinità (Ogdoade). A Ermopoli la genesi dell'universo veniva spiegata con l'unione di quattro coppie di dei ( con la parte maschile che assumeva la sembianza di serpente, quelle femminile la rana) ciascuna delle quali rappresentava un aspetto del Caos primordiale: Nun e Naunet, l’Umido, Kek e Keket, l’oscuro, Heh e Hehet, l’indefinibile, Amun e Amanuet, l’inconoscibile. A Menfi la divinità principale era Ptah, il dio creatore che dopo aver immaginato tutte le creature diede loro la vita con la sua parola.
martedì 7 giugno 2011

Istantanea dell'Alto Medioevo occidentale: il paesaggio umano e naturale

Se si volesse utilizzare un immagine per fotografare l'Occidente alto-medievale si potrebbe utilizzare quella di un paesaggio a macchia di leopardo con un precario equilibrio tra ambiente naturale e presenza dell'uomo. Dominano i boschi, le foreste, le paludi, le distese di terre incolte e desertiche in cui si inseriscono frammenti di insediamenti umani: i nuovi villaggi, le villae, i monasteri e i castelli si alternano a ciò che resta delle antiche città romane, malinconico retaggio di un passato troppo lontano per essere rivissuto e troppo recente per essere cancellato dalla memoria. In un contesto per lo più rurale , i luoghi abitati formano delle realtà a se stanti che ottengono dal paesaggio circostante il necessario a una sovente misera sopravvivenza.
Tuttavia permane una notevole differenza tra il nord dell'Europa in cui il clima rigido rende il paesaggio più ostile e selvaggio, e il meridione del continente, più romanizzato e più clemente sotto il profilo meteorologico.
Attorno ai villaggi si collocano le aree coltivate con tecniche agricole primitive e estensive: in pianura prevalgono i cereali e i legumi, in collina la vite e l'ulivo. L'occasionalità dei contatti a lunga distanza rende superflua la rete viaria congegnata dai romani che quindi è destinata a cadere in rovina e ciò contribuisce a rendere i collegamenti rari e insicuri.