martedì 12 ottobre 2010

La chiesa di San Pedro della Nave: apogeo dell'arte visigota


Databile attorno al 680 d.c., la chiesa monastica di San Pedro della Nave si trova nei pressi di Zamora nel nord ovest della Spagna e rappresenta uno delle testimonianze più riuscite di arte visigota . Benchè di piccole dimensioni, è di estremo interesse nella sua strutturazione sia nei muri che nelle volte, sia per i capitelli di pietra finemente lavorati.
L'edifico, di pianta cruciforme, si suddivide in tre navate tramite pilastri che sostengono la copertura della volta a crociera , delimitata da quattro colonne che, sui modelli architettonici antichi,non fanno parte della struttura muraria ma vengono applicate al muro. Sopra di esse troviamo i capitelli scolpiti con una abaco molto alto. In due di questi spiccano le scene di Daniele nella fossa dei leoni e del Sacrificio di Isacco, in uno spazio delimitato da foglie che rivestono lo spigolo. Arretrando il piatto piano di fondo, lo scultore ha realizzato le figure in superficie con un intaglio leggero che non sacrifica la ricerca della rotondità dei volti.
sabato 2 ottobre 2010

Marco Furio Camillo, dux fatalis

Marco Furio Camillo (fine del V sec. a.C. - 365 a.C.) generale romano, esponente di un’importante famiglia patrizia, fu per ben sei volte tribuno militare con potestà consolare, per cinque volte dittatore e una volta censore, ottenendo in quattro occasioni le celebrazioni trionfali.
Si segnalò nel 396 A.C, quando da dittatore conquistò Veio già assediata da dieci anni incrementando notevolmente il dominio territoriale di Roma. Dopo aver concluso la pace con i Falisci, subì una condanna che lo costrinse all’esilio ad Ardea (391). E’ poco verosimile la tradizione secondo cui Camillo sarebbe ritornato in patria nel 390 in occasione dell’assedio dei Galli ,e dopo aver posto fine alle trattative di riscatto con la famosa frase “Non con l'oro ma con il ferro si salva la patria”, avrebbe sconfitto gli invasori . Grande personalità, fu soprannominato Secondo Fondatore di Roma.
In virtù delle sue imprese la leggenda lo qualificò come dux fatalis, un condottiero sostenuto dalla Fortuna benevola degli dei derivante dalla pietas manifestata in episodi come quello in cui si oppone alla decisione dei tribuni della plebe di non ricostruire la città dopo il saccheggio dei Galli. Camillo nell’occasione sostiene che quando i Romani hanno seguito le indicazioni divine gli eventi si sono rivelati favorevoli alla Città. Da qui il dovere di assecondare la buona disposizione divina riedificando l’Urbe, i cui lavori personalmente diresse.
Un’altra virtù di Camillo fu la lealtà: durante l’assedio della capitale dei Falici, Faleri, riconsegnò al nemico il maestro che con i tradimento aveva consegnato i figli dei cittadini più in vista della città “Anche la guerra come la pace ha le sue leggi: noi abbiamo appreso a conservarle con giustizia non inferiore alla forza”. Tuttavia la storiografia non manca di riportare alcune qualità negative, come le tendenza ad accentrare il potere e la gloria che gli attirarono le antipatie che sarebbero all’origine dell’esilio.
Infine va ricordata la conduzione nel 389 a.C., delle guerre contro gli Equi, gli Ernici e i Volsci; Incrementò gli effettivi dell’esercito, introdusse lo stipendio per i nullatenenti, e costruì solide fortificazioni attorno al Campidoglio