mercoledì 6 aprile 2011

476: cade l'impero romano d'Occidente. Ma nessuno se ne accorge.

Nel 476, con la deposizione dell'imperatore Romolo Augustolo da parte del comandante erulo Odoacre viene convenzionalmente indicata la fine dell'impero Romano d'Occidente, la fine dell'antichità e l'inizio di una nuova era denominata appunto Medioevo. Ma i contemporanei non avvertirono minimamente l'epocale cesura di quell'evento. Già da tempo l'Impero d'Occidente era sprofondato in una decadenza irreversibile e gli ultimi imperatori non erano che dei fantocci in mano ai generali barbari veri detentori del potere di fatto. Odoacre inviando le insegne imperiali al Basileus di Bisanzio Zenone, sanciva formalmente ciò che oramai era sentire consolidato presso la popolazione: per l'autorità imperiale si guardava solo verso Oriente. Solo mezzo secolo più tardi, il primo ad accorgersi della rilevanza della detronizzazione dell'ultimo imperatore sarà il funzionario bizantino Marcellino Comes che nel suo Chronicon scrive : "l'impero romano venne a morte con questo Augustolo".
Prendendo spunto da questi elementi non pochi storici moderni hanno messo in discussione il valore periodizzante di questa data. Tra i maggiori fautori di questa testi critica Arnaldo Momigliano con suggestiva espressione ha definito la fine dell'impero romano d'Occidente " una caduta senza rumore". Nell'antichità molte civiltà ebbero un rapido crollo immediatamente riconosciute come tale. Per l'impero romano invece mentre già dal IV secolo d.c. autori cristiani come Sant'Ambrogio e San Girolamo insistevano sulla sua decadenza, la scomparsa nel 476 dell'ultimo imperatore di Ravenna non venne vissuta come un elemento traumatico. "Mancò il momento drammatico-la sconfitta militare, l'uccisione del sovrano, la distruzione fisica- che potesse destare echi simili a quelli che accompagnarono la caduta di Ninive, Persepoli, Babilonia, o anche di Sparta e Atene. Se ci fu un momento paragonabile alla caduta di Ninive fu il sacco di Roma del 410 che non per nulla ispirò Sant'Agostino. Tuttavia lo stesso sacco di Roma, visto retrospettivamente, non fu un momento decisivo e questo forse indusse a non drammatizzare". La caduta di Romolo Augustolo non riguardava che l'Italia. La mediocre figura del tredicenne imperatore deposto, che venne poi mandato a vivere in Campania con la madre dotandolo di una cospicua pensione indussero a non drammatizzare il fatto.
Anche lo storico tedesco Karl Ferdinand Werner nel saggio "nascita della nobiltà" giunge a simili conclusioni: Odoacre aveva riconosciuto la superiorità di Zenone chiedendo in cambio il riconoscimento del titolo Praefectus imperiale. L'Impero d'Occidente non aveva subito l'atroce fine sotto i colpi delle invasioni barbariche. L'impero che non era mai stato formalmente diviso, smise di avere due imperatori e tornò ufficialmente all'unità. Di fatto però l'influenza di Bisanzio su quei territori sarà minima: dopo il tentativo di Giustiniano di riportarla sotto il proprio controllo, l'Italia diverrà territorio di conquista di un popolo inizialmente poco malleabile alla cultura romana: i Longobardi.