giovedì 9 febbraio 2012

Volsci, Equi, Falisci, Tarquinia si rivoltano a Roma. L'incorporazione di Tuscolo ( prima metà IV secolo a.C.)

L’assalto dei Galli del 390 A..C impose ai romani un brusco arresto del loro sviluppo dando ai popoli laziali un'insperata possibilità di ridimensionarne la supremazia prima che diventasse inarrestabile. L’anno successivo al saccheggio di Brenno si formò un alleanza antiromana comprendente i Volsci del Lazio meridionale stanziati ad Anzio, Satrico, Ecetra, gli Etruschi di Tarquinia, i Falisci di Falerii e gli Equi dell’entroterra appenninico. A dimostrazione di come il Foedus Cassianum li vedesse in una posizione di netta subordinazione, anche i Latini furono sul punto di entrare nella coalizione, ma il fatto di trovarsi circondati da presidi coloniali romani ne avrebbe reso complicati i loro movimenti e ciò li indusse a più miti consigli e a inviare solo contingenti di volontari.
I Romani però non si fecero sorprendere e approntarono le contromisure: verso il 378 costruirono una nuova cinta muraria in pietra con uno sviluppo di 11 km che ripercorreva le antiche mura serviane, includendo però anche il Campidoglio e l’Aventino; venne riorganizzato l’esercito in modo da renderlo più mobile ed efficiente, creando anche una forza di riserva così da non ripetere quanto avvenuto nello scontro del fiume Allia dove vennero concentrate tutte le forze disponibili lasciando sguarnita la difesa della città. Per di più con l’approvazione delle leges Licinie Sextiae veniva ricomposto l’antico dissidio tra patrizi e plebei con l’immissione di esponenti di questi ultimi al consolato. Nel frattempo l’alleanza con Caere divenne ancora più stretta tanto da stabilire tra Romani e Ceriti lo ius connubii, cioè il diritto di matrimonio e lo ius commercii, cioè la possibilità per i Romani di possedere beni a Caere e viceversa per i Ceriti a Roma, nonché di adire con pari diritti ai tribunali locali in caso di vertenze. L’alleanza tra le due città consentiva a Roma di avere un appoggio in caso di contrasti con gli Etruschi e a Caere di avere coperte le spalle in un periodo in cui le incursioni di Dionisiodi Siracusa sulle sue coste si intensificavano.
Grazie a questi sforzi i Romani, guidati da Furio Camillo, crearono le premesse per assicurarsi un'importante vittoria contro i Volsci di Velletri a Maecium ( 389 a.C.) , avvenimento registrato oltre che dalle annotazioni pontificali anche dai più antichi annalisti. Sulle terre conquistate si insediarono dei coloni e anche Satrico entrò a far parte del dominio romano. Una penetrazione in territori tradizionalmente sotto influenza latina che testimoniava l’accresciuta volontà di potenza di Roma .
A nord anche gli Equi e i Falisci subirono dei rovesci: nel tentativo di conquistare Sutri, dovettero cedere ai Romani due centri, Cortuosa e Contenebra. Gli Equi tornarono all’offensiva nel 383 sostenuti dai Prenestini che vedevano nel presidio romano di Satrico un ostacolo ai propri commerci con il porto di Anzio. La guerra inizialmente loro favorevole finì per capovolgersi e i Romani cinsero d’assedio Praeneste costringendola a cedere nove località. A sostegno di Praeneste erano giunti gruppi di volontari dalla latina Tuscolo dove si contrapponevano due fazioni, una favorevole, l’altra contraria a Roma. Alla conclusione della guerra con Preneste, anche Tuscolo si adeguò e la fazione filo-romana prevalse. Ne conseguì l’incorporazione di Tuscolo nello stato romano con uguaglianza nei diritti civili e politici per i suoi cittadini: i suoi magistrati sopravvissero con compiti puramente religiosi e amministrativi; per il resto la città dipendeva completamente dai magistrati romani. Con la defezione di Tuscolo la lega latina perse molta della sua influenza politica nel Lazio. Roma con la sua presenza nei colli Albani finiva per controllare dappresso tutti i movimenti dei Latini che cercarono di riportare dalla propria Tuscolo senza successo. Anche la spedizione in collaborazione con i Volsci contro il presidio romano di Satrico non ebbe miglior esito. Sta di fatto che dopo anni di rapporti incerti Romani e Latini ripristinarono nel 358 a.C. l’antico Foedus Cassianum. Le ragioni di questa rinnovata collaborazione stanno nel convergente interesse a tutelarsi contro le incursioni che minacciavano gli interessi commerciali di entrambe le parte. In particolare la minaccia veniva da Dionisio di Siracusa, dall’altra dalle scorrobande dei Galli. Nel 360 Roma aveva sconfitto Tivoli alleata con bande di Galli, queste ultime a loro volta fomentate dallo stesso Dionisio. Da qui la decisione di mettere da parte le divergenze per fronteggiare la comune minaccia. Un alleanza in cui fu Roma a trarre il maggiore profitto.

fonti:
G. Antonelli, Storia di Roma antica dalle origini alla fine della Repubblica, Newton Compton 1994
A. Bernardi, Prove di Storia. Saggi di storia romana, IBIS, 2001
A. Giardina; A. Schiavone, Storia di Roma, Einaudi 1999
I. Montanelli, Storia di Roma, Rizzoli, 1998
venerdì 3 febbraio 2012

La lingua nel Medioevo: dal latino al volgare

Alla fine del X secolo accanto al latino che manteneva la sua funzione di lingua internazionale della Chiesa e di strumento di trasmissione del pensiero filosofico, cominciano ad apparire nelle carte notarili e nelle iscrizioni dei monumenti i primi documenti in lingua popolare, meglio nota come volgare ( (dal latino vulgus = popolo).
Il volgare nasceva dalla trasformazione del latino parlato dal popolo che si differenziava progressivamente sviluppandosi nelle lingue neolatine o romanze: spagnolo, italiano, francese ( nella forma d'oc della Provenza o d'oil parlata nel nord del Paese). Nel XII e XIII secolo la lingua volgare divenne strumento di diffusione della cultura laica e assunse rilevanza nella'arte e nella musica, come dimostrano le opere dei trovatori e dei trovieri. Per quanto concerne la cultura alta, alla scolastica della Chiesa si affiancavano le libere associazioni di docenti e studenti da cui nacquero le università. Si sviluppava però anche una cultura popolare che presentava le sue manifestazioni visibili nelle laudi religiose, nel carnevale, nelle leggende e nelle favole che si trasmettevano tra le generazioni non solo oralmente ma ora anche tramite gli scritti nelle nuove lingue in volgare.