martedì 29 dicembre 2009

Buffalmacco

Bonamico ( Buonamico) di Martino, detto Buffalmacco, è stato un pittore che svolse la sua attività a Firenze e in altre città toscane tra il 1315 e il 1340. Buffalmacco decise di non aderire alla tendenza prevalente di seguire lo stile di Giotto, ma coltivò una sua originale vena creativa elaborando un linguaggio diverso, eccentrico ed estremamente espressivo. Nelle sue opere possiamo trovare una miscela di differenti stil figurativi, fondendo alcuni tratti della corrente giottesca con l'espressivismo bolognese e la cosiddetta tendenza "miniaturistica" che dava grande importanza ai dettagli decorativi, cosa che gli permise di cimentarsi nella rappresentazioni di una vasta gamma di soggetti. Dopo un acceso dibattito tra gli studiosi si concorda di attribuire a lui il capolavoro del ciclo degli affreschi della Morte nel camposanto di Pisa che si ritiene siano stati completati attorno al 1342.
martedì 22 dicembre 2009

La Gens nell'antica Roma. Origine e significato storico

La gens nell’antica Roma è l’insieme degli individui che si riconoscono discendenti da un capostipite comune
L’origine di tale raggruppamento parentale è controverso: secondo alcuni le gentes sarebbero la forma primigenia di associazione umana dalla quale attraverso successivi raggruppamenti sempre maggiori si sarebbe poi costituito lo stato, il quale abbia finito poi per conglobarle tutti. Secondo altri invece Lo Stato avrebbe creato artificiosamente le tribù e le gentes per affermare la propria autorità sopra di esse. Per altri ancora le gentes si sarebbero generate in un processo parallelo e indipendente a quello statale man mano che le classi sociali si differenziavano.
In ciascuna gens di distinsero varie linee mediante un cognomen: ad esempio alla gens Cornelia appartenevano le famiglie degli Scipioni dei Lentuli, dei Silla etc. In età monarchica e nella prima età repubblicana le gentes erano formati esclusivamente da patrizi, detti gentiles. L'ingresso dei plebei avvenne grazie alla lex Canuleia del 445 A.C che eliminava il divieto di matrimonio tra patrizi e plebei. Ogni gens aveva culti particolari e cerimonie sue proprie. Le decisioni prese all’interno della singola gente potevano avere carattere vincolante per tutti gli appartenenti a un determinato gruppo. E i gentiles erano legati tra loro da obblighi reciproci.
L’interpretazione della suddivisione esistente in età storica tra gentes maiores e minores è controversa: secondo alcuni sarebbe da imputare all’accresciuta ricchezza di alcuni settori del patriziato, per altri invece le gentes minores sarebbero all’origine dei gruppi della borghesia plebea che divenute ricche e potenti sarebbero state ammesse al patriziato ancora aperto all’ingresso di membri di origine plebea.
Ciascun membro della gens aveva tre nomi: il gentilizo; il prenomen o nome individuale e il cognomen che identificava invece la famiglia.. L'importanza delle genealogie era evidente come strumento per acquisire prestigio e non a caso il compito di redigerlo, spesso in maniera fantasiosa era affidato a dei poeti. In questo senso è da esempio il fatto che Virgilio facesse derivare l’origine della gens Iulia - a cui appartenevano sia Giulio Cesare che Ottaviano Augusto- da Iulo, il figlio del mitico eroe troiano Enea.
giovedì 10 dicembre 2009

Numa Pompilio

Succeduto a Romolo, Numa Pompilio è il leggendario secondo re di Roma, di origine sabina, che avrebbe regnato dal 715 al 673 a.C. La tradizione gli attribuisce una serie di riforme (organizzazione del culto, creazione dei collegi sacerdotali dei Salii , nomina delle vestali e del primo pontefice, riforma del calendario lunare che passò da 10 a 12 mesi , ecc.) che in realtà risultano essere il prodotto di una lunga evoluzione culturale e religiosa. La storicità delle stessa figura di Numa Pompilio è oggetto di discussione anche se oggi il filone che tenderebbe a avvalorarne l’esistenza sta acquisendo più peso. Numa secondo una tradizione più tarda si sarebbe avvalso per realizzare la sua opera dei consigli della ninfa Egeria e sarebbe stato discepolo di Pitagora, benché i due personaggi siano separati da un evidente divario cronologico.
martedì 8 dicembre 2009

Il battistero di Poitiers



Il battistero di Poitiers, considerata la più antica costruzione cristiana della Francia, si innalza sulle fondamenta di un battistero paleocristiano che aveva la centro di una sala quadrata una piscina ottagonale. Durate l’età merovingia modificò il suo aspetto e venne trasformata in una chiesa a pianta cruciforme.Vennero ricostruiti i muri perimetrali con pietre allungate e mattoni; per ciò che concerne la pianta vennero aperte delle absidi: l’abside orientale con perimetro poligonale, quelle sporgenti sui lati avevano forma quadrate mentre oggi sono semicircolari.
La costruzione si presenta possente , con alti pilastri che delimitano frontoni triangolari, addolcita però dalla decorazione del paramento murario con la combinazione di mattone e pietre di piccolo modulo. Animano la superficie pannelli decorati a bassorilievo e capitelli abbelliti da motivi vegetali. All’interno invece gli archi applicati sui muri s’innestano in colonne e capitelli scolpiti nelle officine dell’Aquitania

Il significato originario del termine Franchi

Al contrario di ciò che si potrebbe pensare il nome di Franchi che l'insieme delle tribù germaniche si dette intorno al terzo secolo D.C deriva dal germanico franka che significava uomo coraggioso. Solo successivamente e per estensione il termine assunse il significato odierno di "uomini liberi"
domenica 6 dicembre 2009

L'espansione di Roma durante l'ultima fase regia

I tre re di origine etrusca si appoggiarono sui ceti artigianali e commerciali sfruttando la non sopita rivalità tra elemento latino e sabino. Tarquinio Prisco estese i domini romani ai territori al di là dell’Aniene, conquistando parecchi centri latini. Servio Tullio costruì sull’Aventino, ancora fuori dalle mura, un tempio dedicato a Diana, divinità di cui erano devoti le genti latine dei colli Albani e vi fece inserire un iscrizione in cui venivano citati i nomi delle comunità latine aderenti a questo nuovo centro di culto avente carattere evidentemente federale, Tarquinio il superbo attuò una politica mirante a legare a Roma i centri più notevoli dei colli Albani, sviluppatisi dopo la distruzione di Alba Longa. A questo periodo risale la creazione della leggenda dell’origine troiana di Roma. Poiché vi era una discrepanza temporale tra la distruzione di Troia e la fondazione di Roma si creò una relazione tra la discendenza di Enea e i re di Alba Longa che venne poi conquistata da Roma. Il fatto che Ascanio figlio di Enea fosse fondatore di Alba Longa da cui sarebbe disceso poi Romolo costituiva elemento per rivendicare su basi mitiche la supremazia da parte di Roma , in quanto discendente da Alba Longa sul Lazio.
Da questi elementi si comprende come fu proprio durante la fase etrusca della monarchia che si ebbe l’affermazione definitiva dell’elemento latino a Roma. Carattere comune dei tre re etruschi è il grande impulso che diedero allo sviluppo urbanistico della città. Tarquinio Prisco costruì la Cloaca Massima e livellò il Foro. Servio Tullio eresse due templi uno dedicato a Diana l’altro alla dea Fortuna, e cinse la città di un sistema di mura difensive con uno sviluppo di 7 Km. Le mura serviane racchiudevano tutti i colli tranne l’Aventino. Tarquinio il Superbo costruì un tempio dedicato alle tre divinità di Giove, Giunone e Minerva e chiamò lo scultore etrusco Vulca a decorarne il frontone con statue di terracotta.
Ai re etruschi si deve l’introduzione in campo militare della tattica politica che consisteva nel manovrare fanti dotati di pesanti armi di bronzo che solo in pochi ricchi erano in grado di procurarsi. Servio Tullio creò sulla base del censo la nuova unità di base dell’esercito la centuria, composta da membri delle nuovi e delle vecchie genti, che venne a sostituire per importanza la curia anche se questa non venne mai eliminata. La centuria assumerà rilievo anche politico quando dopo la fine della monarchia, i comizi centuriati eleggeranno i consoli saranno destinati a diventare i capi dello Stato.
Grazie all’incremento della popolazione il successore di Servio Tullio, Tarquinio il Superbo ebbe i rincalzi sufficienti per operare un ulteriore espansione verso i colli Albani. Mentre fu più difficile procedere all’espansione verso il sud dove esistevano città già sviluppate come Lavinio e Ardea. E difatti la tradizione rappresenta Tarquinio impegnato ad assediare proprio Ardea mentre a Roma veniva abbattuta la monarchia. La conferma di come al tempo del re etrusco Roma avesse acquisito una notevole influenza in tutto il Lazio è data dal trattato stipulato con Cartagine (509 A.c) immediatamente dopo la fine della monarchia. Dal testo tramandatoci dallo storico Polibio si evince chiaramente la prevalenza raggiunta da Roma sul litorale laziale, elemento che è ulteriormente corroborato dalla diffusione del culto di Giove Laziale, in occasione del quale giungevano genti da tutte le città a popolazione latina.
Nell’ultima fase dell’età regia Roma può considerarsi già una grande città: considerando che la cinta difensiva si estendeva per 7 Km, anche prendendo in considerazione le ampie zone di verde presenti nel territorio urbano si può ipotizzare che in quel periodo fossero presenti 15-20000. abitanti. Se si aggiunge il contado con la zone dell’Aniene e dei Colli Albani la popolazione sotto il controllo di Roma doveva aggirarsi sui 50-60000 abitanti.