giovedì 16 aprile 2009

Gli Unni invadono l'Europa e l'impero romano

Abbiamo poche notizie sugli inizi della storia europea degli unni. Il primo fatto di cui abbiamo notizia è l'attacco degli unni nel 374-375, in Ucraina, contro i goti, con il il loro re, Ermanrico, indotto a suicidarsi dopo essere stato sconfitto in battaglia. Nel 396 gli Unni occuparono le pianure della Pannonia, nell'attuale Romania, estendendo il loro dominio dalle Alpi orientali al mar Nero, e creando uno stato, anche se piuttosto primitivo, che si formò sotto i re Uldin e Mundziuch.
Le spinte degli unni provocarono all'inizio solo spostamenti di popolazioni minori di origine turca: i sabiri si trasferirono dalla Siberia al Nord del Caucaso arrivando a scontrarsi con i bizantini a est del mar Nero; gli uguri a loro volta spinti dai sabiri, mossero all'inizio del V secolo dalle steppe dell'Ural per quelle del Volga. Dopo aver fatto , alla fine del sec. VI, brevi incursioni nei Balcani, gli uguri saranno tra le etnie che che daranno origine al popolo bulgaro nel sec. VII e al popolo ungherese nell'VIII; inoltre i vecchi turchi pur senza attraversare il Volga, ebbero nel sec. VI frequenti contatti coi bizantini. Nessuna di queste popolazioni ha avuto un ruolo importante nella storia europea; saranno invece gli avari, presentatisi attorno al 461 sulla scena europea, a giocare un importante ruolo nel continente per circa tre secoli.
Al contrario di ciò che si pensa comunemente, gli Unni all'inizio non furono affatto nemici di Roma: dopo la distruzione dello stato gotico d'Ucraina essi ebbero relazioni pacifiche con l'impero d'Oriente, cosa che permise addirittura il loro pacifico insediamento in Pannonia nel 390. In quel periodo erano i Visigoti di Alarico la principale minaccia, sopratutto nei Balcani, e Unni e bizantini strinsero un amicizia contro il comune pericolo. Ma quando i goti si spostarono verso l'Italia ( attorno al 408) cominciarono le tensioni per il tentativo del re unno Uldin di stabilirsi in Tracia e in Mesia. L'Occidente, non subendo dirette minacce da parte degli unni sviluppò per circa mezzo secolo una politica d'intesa con gli unni. A sostenere questa politica fu sopratutto il generale romano Ezio che avendo passato la sua giovinezza, a partire dal 406, come ostaggio presso gli Unni, ammirava le capacità militari di questo popolo e che per favorire questa alleanza poteva mettere a disposizione le relazioni personali intessute durante quel periodo. Ezio ricorse sovente all'aiuto degli Unni, contro i visigoti nel 427, contro i franchi nel 428, contro i burgundi nel 430, e quando cadde in disgrazia si rifugiò presso di loro aiutandoli in cambio a consolidarsi in Pannonia.
Paradossalmente fu proprio Ezio, con la creazione di uno Stato unno, a creare i presupposti per trasformare questo popolo da alleato a pericolosa minaccia per Roma. Questo processo di istituzionalizzazione avvenne tra il 424 e il 434 e furono i re Mundziuch e Rua, rispettivamente padre e zio di Attila, a darvi impulso. Si presume che che il modello adottato fu quello dello stato sasanide; influenza iraniche le ritroviamo infatti nell'arte unna e elementi come la prostrazione al sovrano ( proskunesis), la libagione e il diadema come segno di regalità sembrano importati proprio dal cerimoniale di quell'impero mediorientale.
All'antica struttura tribale venne sostituendosi, attorno alla regalità ereditaria, il dominio di un'aristocrazia arricchitasi coi bottini. Questa classe comprendeva oltre ai veri Unni, anche dei germani e anche qualche romano di Pannonia, e tra questi ultimi vi era Oreste (il padre del futuro imperatore Romolo Augustolo). Stando a quanto riferito da Prisko, ambasciatore venuto da Costantinopoli nel 449, Attila cercò di dotare il regno di una capitale affiancando al suo accampamento mobile un palazzo costruito in legno e delle terme di pietra, costruiti con materiali importati dall'impero.
Gli Unni avevano ereditato la struttura bellica tipica delle tribù nomadi: la cavalleria , era numerosa, infaticabile, abituata alla tattica degli arcieri orientali. Incerta rimane l'esistenza di una cavalleria corazzata sul modello iranico. A completare l'equipaggiamento l'arco con frecce triangolari, la sella di legno, la frusta, il laccio, la spada a uno o due trancianti,
Lo stato unno al tempo di Attila comprendeva le attuali Ungheria e Romania: solo la parte orientale della pustza era territorio gestito con continuità dagli Unni, i quali però inviavano le avanguardie nelle pianure adiacenti, in Serbia, Valacchia e Ucraina. Durante il regno di Attila gli Unni furono il popolo guida del mondo barbaro, estendendo i loro usi a molti popoli germanici, in particolare i burgundi.
Rua era stato colui che aveva riunto tutti gli unni che in precedenza si erano spesso divisi in numerose orde, alcune delle quali erano state utilizzate dall'Impero contro altri barbari (436). L'opera di Rua venne consolidata da Attila: questi condusse gli Unni ( inizialmente assieme al fratello Bleda che fece poi uccidere) trascinando con se un gran numero di tribù germaniche, ad attaccare l'Impero romano d'Oriente e d'Occidente (441-452), ottenendo numerose vittorie anche in virtù dell'impiego magistrale della cavalleria. Attila morì improvvisamente nel 453 mentre si stava preparando a scendere di nuovo in Italia. I suoi figli Ellac ed Ernac si contesero il potere: di questa disputa interna approfittarono i popoli germani satelliti per riacquisire la loro autonomia. Ellac attaccò i rivoltosi e fu vinto e ucciso sul fiume Nedao, in Pannonia (454). Questo rovescio segnò il declino definitivo degli Unni che si ridussero al livello di tribù e tornarono a dividersi: alcuni gruppi che si stanziarono a sud del Danubio si misero al servizio dell'impero d'Oriente ; altri restarono nella Pannonia orientale, in qualità di Roma, ; altri ancora, fecero ritorno alla steppa ucraina. Gli ultimi due figli di Attila, Ernac e Dengizik, fecero un ulteriore guerra interna determinando la rovina completa degli unni. Ancora fino Il loro nome sarà sporadicamente ricordato fino all'imperatore di Zanone (474-491)per poi cadere nel dimenticatoio .