sabato 10 marzo 2012

All'alba del medioevo città-isole, città fantasma.

Affacciandosi nel Medioevo, l'Europa occidentale ereditava la grandiosa rete urbana costruita dai Romani, che però oramai era per lo più ridotta a cumuli di rovine. Ai tempi della sua massima espansione l'Impero poteva contare su quasi duemila città che svolgevano rilevanti funzioni politiche, amministrative, economiche, commerciali e fiscali. Ma dopo i saccheggi delle invasioni barbariche e la crisi demografica culminata attorno alla metà del VI secolo in un'epidemia di peste, la maggior parte dei municipi privi di una grossa fetta di abitanti, si erano incamminati verso un declino irreversibile.
I grandi proprietari terrieri abbandonano le loro residenze urbane per trovare rifugio nelle loro villae rurali. Una certa continuità istituzionale viene assicurata dalla presenza del vescovo e ove presente del conte ma spopolamento e ridimensionamento delle attività commerciale alterano contribuiscono a marginalizzare la realtà urbana e alterare gli equilibri con le campagne. Anche in Italia dove il tessuto urbano ha resistito meglio ci si trova di fronte a "città-isole": insediamenti abitativi riuniti attorno alla cattedrale e al centro del potere, circondati dalla desolazione dei frequenti spazi vuoti. Si dovrà attendere l'VIII secolo per assistere ai primi segnali indicatori di un'inversione di tendenza , preludio al rinnovato sviluppo delle città.

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