mercoledì 27 luglio 2011

La storia dei Veneti dalle origini all'integrazione con i Romani

La popolazione dei Veneti, originaria dell'Illiria, si spostò in Italia in un epoca non precisata fra l'Età del ferro e l'Età del bronzo , occupando la zona costiera dell'Alto Adriatico da Aquileia fino alla foce del Po; il territorio occupato dai Veneti da loro prese il nome di Venezia.
Una leggenda collegava l'origine dei Veneti con Troia, basandosi sulla presenza di una omonima località nel golfo veneto e sugli "enetoi", ricordati nell'Iliade come alleati dei troiani. Fu Erodoto a contrastare questo mito locale, riportando alla migrazione dall'Illiria la genesi del popolo veneto. Secondo Tito Livio i Veneti scacciarono dal loro territorio gli Euganei che prima di loro abitavano tutto il territorio compreso tra le Alpi e il mare.
La cronologia dello sviluppo della civiltà veneta si distingue in tre fasi: le origini di tipo villanoviano; la transizione compresa tra l'età del Bronzo e del Ferro; infine la fase dello sviluppo graduale che culmina nell'alleanza con i Romani.
L'arte veneta villanoviana si distinse ben presto da quella emiliana per la sostituzione dell'ossario ( benché rimanesse in uso l'incinerazione dei cadaveri), dei vasi bronzei decorati prima con motivi geometrici e successivamente con figure di animali e umane. Iscrizioni di lingua paleoveneta in un alfabeto simile a quello etrusco appaiono a partire dal VI secolo a.C. L'invasione dei celti nella regione compresa tra il Po e le Alpi , databile tra il VI e il V secolo condizionò la successiva evoluzione dei Veneti che al termine del conflitto contro gli invasori riuscirono a conservare i territori di Verona e Ateste, loro frontiere avanzate, mentre i Cenomani non si spinsero oltre la conquista di Verona. Successivamente i Germani con la loro invasione nelle valli della Carnia, della Carinzia, della Carniola misero a rischio la sicurezza dei Veneti che abitavano in pianura ma i Romani sconfissero nel 222 a.C. nella Gallia i Cisalpina i Celti. I Veneti sostennero i Romani nella battaglia e da questo momento ha luogo un alleanza cui i due popoli rimasero sempre fedeli e a cui si unirono anche i Cenomani. Nel 181 a.C: i Romani fondarono in territorio veneto la colonia di Aquileia, destinata a divenire un importante centro di collegamento commerciale e una piazzaforte difensiva contro le incursioni di carni, Iapodi e sopratutto Istri. Da qui mosse il console Aulo Manlio Vulsone nel 187 contro gli Istri, sterminandoli; stessa sorte toccò nel 129 a.C. ai Carni e agli Iapodi per opera di Caio Sempronio Tuditano. Aquileia a partire dalla guerra sociale ( 89 a.C) verrà configurata come municipium, mentre altre città venete come Padova e Vicenza in forza della Lex Pompeia assunsero lo status di colonie di diritto latino. Da quel momento i Veneti si integreranno definitivamente nella cultura latina risultando completamente romanizzati in età augustea.
lunedì 11 luglio 2011

Taddeo Gaddi, pittore innovativo sulle orme di Giotto

 Apparizione dell'angelo ai pastori
Taddeo Gaddi, figlio del pittore Gaddo Gaddi, nacque a Firenze intorno al 1300. Secondo quanto riportato da Cennino Cennini nel suo trattato " Libro dell'Arte", Taddeo fu il figlioccio di Giotto e si sarebbe formato artisticamente nella sua bottega di Firenze dove lavorò per 24 anni. La sua prima importante opera compiuta autonomamente databile tra il 1332 e il 1338 sono gli affreschi con le Storie della Vergine nella cappella Baroncelli in Santa Croce a Firenze, per la quale lo stesso Giotto dipinse la tavola d'altare con l'Incoronazione della Vergine. Taddeo instaurò con i frati francescani di Santa Croce un rapporto assai proficuo sotto il profilo professionale con altre prestigiose commissioni tra le quali ricordiamo le formelle realizzate per il reliquario della sacrestia, oggi distribuite tra la Galleria dell'Accademia a Firenze e il Museo di Berlino, e la decorazione nel refettorio del convento. Dopo la morte di Giotto, Taddeo divenne uno dei più prestigiosi pittori di Firenze e la sua fama lo portò a lavorare anche al di fuori della città: nel 1342 realizza i grandi affreschi con le Storie di Giobbe nel Camposanto monumentale a Pisa; nel 1355 la Madonna con Bambino in Trono per l'abbazia di San Lucchese a Poggibonsi, oggi conservata negli Uffizi . Se l'influenza del suo maestro rimane evidente in tutte le sue opere, tuttavia Taddeo sviluppa un suo stile pittorico originale in particolare con le sua ricerca delle varie sfumature di luce. La sua "Apparizione dell'Angelo ai pastori" ( 1338) viene considerata dalla critica il primo esempio di luce notturna nella pittura occidentale. Alla morte di Taddeo probabilmente nel 1366, la sua bottega verrà portata avanti dai figli Giovanni e Agnolo Gaddi, anch'essi pittori di larga fama.
domenica 3 luglio 2011

I Galli Senoni e i Lingoni

I Senoni erano due popolazioni di origine celtica di cui una residente nella Gallia transalpina e l'altra in quella cisalpina.
I transalpini occupavano il territorio compreso tra il corso medio della Loira e la Senna. Il centro principale era Agedincum, denominato Senones dal secolo IV in poi, oggi Sens nel dipartimento della Yonne, in Borgogna. altro centro importante era Autessiodurum, l'odierna Auxerre. I Senoni cisalpini si stabilirono attorno al IV secolo a.C in Romagna tra Rimini e Ancona e la zona da loro prese il nome di Ager Gallicus. per un secolo le loro scorrerie dettero notevoli grattacapi ai Romaniche nel 283 a.C. li sottomisero costringendoli ad accettare la fondazione delle colonia di Sena Gallica ( odierna Senigallia nel 283) e Arimnum ( odierna Rimini nel 268). Nel 238 una larga fetta del loro territorio dalla foce del Rubicone a quella dell'Esino venne confiscata e nel 232 a.c su proposta del tribuno della plebe Caio Flaminio redistribuita a coloni plebei.
Secondo quanto riferito da Tito Livio, nella bassa Romagna si stabilirono invece tra il V e il IV secolo, i Lingoni, altro popolo gallico originario delle valli della Senna e della marna. Il ramo che si trasferì nella Gallia Cisalpina entrò in contatto con gli Etruschi che abitavano la Valle Padana arrivando forse a una vera e propria commistione con loro. I Lingoni potrebbero avere partecipato al sacco di Roma compiuto da Brenno nel 390 a.C.
sabato 2 luglio 2011

La crisi delle città nell' Alto medioevo

La fine dell'impero romano determinò la crisi della rete città che ne costituiva la struttura portante. Tra il V e l'VIII secolo molti centri urbani si spopolarono o addirittura scomparvero, abbandonate dai proprietari terrieri che in precedenza ne erano stati il ceto dirigente, e private della funzione centrale in una società sempre più ruralizzata.
Questo fenomeno di disgregazione urbana non si manifestò ovunque con la stessa intensità. Nelle aree più urbanizzate ( Gallia, Italia, Africa mediterranea) fu assai più evidente. Basti ricordare che Roma passò dall'essere una metropoli di oltre un milione di abitanti durante l'apogeo della sua potenza imperiale, a un centro che contava da 25000 a 40000 abitanti in epoca altomedievale; rimaneva il più grande centro abitato dell'Occidente ma aveva perso oltre il 95% della sua popolazione.
Nonostante il decadimento non si perse la nozione di città come centro di esercizio di poteri pubblici. Rimasero in funzione le competenze amministrative e politiche dei vecchi municipi romani, così come non scomparvero in campo religioso le istituzioni vescovili. Le città mantennero anche il loro ruolo di raccordo territoriale, ponendo le premesse per quelli che sarebbero diventati i contadi urbani in epoca medievale.
Per quel che riguarda l'aspetto economico, eccezion fatta per alcuni centri commerciali del Mare del Nord e del Mediterraneo, il rilievo delle città scemò notevolmente. Anche in questo caso l'intensità della crisi variò da regione a regione: nella Gallia centro-settentrionale e nell'Italia meridionale le elites terriere spostarono la loro residenza in campagna, mentre rimasero in città nella Gallia meridionale e in Italia centro-settentrionale contribuendo in questo caso a gettare le premesse per quella che sarà dopo l'anno Mille una rinascita urbana