venerdì 16 marzo 2012

I Volsci

 cartina Roma V° secolo a.C.
I Volsci erano una popolazione italica appartenente al gruppo osco-umbro. Attorno al VI secolo migrarono verso l'alta valle del Liri forse spingendosi a occupare il territorio lungo le sponde del lago Fucino. Con la fine dell'egemonia etrusca ( coincidente con la fine della monarchia a Roma) i Volsci giunsero fino occupare anche il tratto di costa tra Anxur (Terracina) e Antium (Anzio), dopo aver respinto gli assalti di Aurunci e Latini; a nord fondarono Velitrae (Velletri), centro di importanza strategico nei Colli Albani.
Assieme agli Equi , i Volsci furono tra il V e Il IV secolo a.C. tra i i più temibili avversari dei Romani, con i quali forse erano già entrati in contatto durante l'età regia. La durezza dello scontro è testimoniata dalla leggenda del romano Coriolano che accusato dalla plebe di tradimento si rifugiò proprio presso i Volsci riorganizzandone l'esercito; intenzionato a volgere contro Roma venne indotto a recedere dai propositi di rivalsa dalla madre Veturia che era venuta a trovarlo nel suo accampamento. Nella realtà storica i Romani riuscirono a isolare i Volsci fondando dapprima delle colonie ( Cora, Norba, Setia, Signia ) e istituendo di due nuove tribù (Pomptina e Publilia) nel loro territorio, per poi sottometterli definitivamente quando i Volsci avevano preso parte alla rivolta dei Latini (seconda metà del IV sec.)
Partre del territorio venne annesso mentre le loro principali città libere ( tra cui Anxur (odierna Terracina), Fondi, Formia, Pomezia, Sora, Velletri) furono trasformate in colonie romane e latine. Gli stessi Volsci finirono ben presto per romanizzarsi.
sabato 10 marzo 2012

All'alba del medioevo città-isole, città fantasma.

Affacciandosi nel Medioevo, l'Europa occidentale ereditava la grandiosa rete urbana costruita dai Romani, che però oramai era per lo più ridotta a cumuli di rovine. Ai tempi della sua massima espansione l'Impero poteva contare su quasi duemila città che svolgevano rilevanti funzioni politiche, amministrative, economiche, commerciali e fiscali. Ma dopo i saccheggi delle invasioni barbariche e la crisi demografica culminata attorno alla metà del VI secolo in un'epidemia di peste, la maggior parte dei municipi privi di una grossa fetta di abitanti, si erano incamminati verso un declino irreversibile.
I grandi proprietari terrieri abbandonano le loro residenze urbane per trovare rifugio nelle loro villae rurali. Una certa continuità istituzionale viene assicurata dalla presenza del vescovo e ove presente del conte ma spopolamento e ridimensionamento delle attività commerciale alterano contribuiscono a marginalizzare la realtà urbana e alterare gli equilibri con le campagne. Anche in Italia dove il tessuto urbano ha resistito meglio ci si trova di fronte a "città-isole": insediamenti abitativi riuniti attorno alla cattedrale e al centro del potere, circondati dalla desolazione dei frequenti spazi vuoti. Si dovrà attendere l'VIII secolo per assistere ai primi segnali indicatori di un'inversione di tendenza , preludio al rinnovato sviluppo delle città.
sabato 3 marzo 2012

Il Common Sense di Thomas Paine: l'arma ideologica per l'indipendenza degli Stati Uniti

All'inizio del 1776 le tredici colonie nord—americane rimanevano assai incerte sull'atteggiamento da assumere nei confronti della madrepatria. La componente moderata favorevole a una soluzione di compromesso con Londra era stata più volte messa in minoranza: si era deciso di dotarsi di un esercito per contrastare l`impero britannico e di predisporre provvedimenti per far fronte a un'eventuale guerra commerciale. Ma nonostante nel 1775 fossero avvenuti scontri sanguinosi tra l'esercito di Sua maestà e le milizie coloniali, l'auspicio di gran parte della leadership coloniale era di evitare una rottura definitiva con la Gran Bretagna: la maggioranza dei membri del congresso Continentale considerava ancora l'indipendenza come una prospettiva dalle conseguenze imprevedibili e per lo più funeste. Nella dichiarazione delle cause e della necessità di prendere le armi redatta da Thomas Jefferson e adottata dal secondo Congresso continentale nel luglio del 1775 si affermava esplicitamente: "Non abbiamo mobilitato il nostro esercito con l’intenzione ambiziosa di separarci e di creare degli Stati indipendenti".
Tuttavia gli eventi portavano verso esiti ben differenti: la corona britannica non poteva venire incontro alle esigenze del Congresso senza mettere in discussione gli stessi fondamenti dell`impero e nelle colonie crescevano le pressioni per rompere gli indugi e procedere verso la secessione. Restava da superare la paura di affrontare l'ignoto, trovare parole, formule e categorie con cui giustificare l'indipendenza e immaginare il futuro assetto istituzionale entro cui costituire la nuova comunità nazionale.
Paradossalmente a fornire ai coloni gli strumenti concettuali per compiere il grande passo della secessione sarà un inglese emigrato da meno di due anni in Nordamerica: Thomas Paine. Di madre anglicana e padre quacchero, Paine fu educato inutilmente a entrambe le fede che abbandonò in giovane età. Con una carriera scolastica e professionale costellata di insuccessi e licenziamenti, due matrimoni falliti e una denuncia del governo sulle spalle, Paine si imbarcò nel 1774 per gli Stati Uniti. In America Paine lavorò come giornalista a Philadelphia e si dedicò all'attività politica prendendo posizione a favore della causa delle colonie. Nel contesto della disputa con l'impero britannico pubblicò Common Sense, un pamphlet in cui promuoveva la necessità di procedere immediatamente all'indipendenza. Il libello uscito nel gennaio 1776 in poche settimane vendette oltre 100000 copie, fu il primo autentico best-seller degli Stati Uniti e persino il futuro presidente John Adams, pur critico nei confronti di Paine per il suo radicalismo e per la sua scarsa consapevolezza della complessità del governo costituzionale gli riconoscerà una grande efficacia nell'influenzare gli abitanti delle colonie.
Paine con grande forza polemica demoliva uno dei pilastri del pensiero lealista: che il legame con la madrepatria fosse economicamente vantaggioso per le colonie. Al contrario esso ne inibiva le potenzialità commerciali giacché costringeva gli abitanti delle colonie a rimanere impelagati nelle dispute tra l'impero britannico e le altre potenze europee. Il legame con la Gran Bretagna costringeva le colonie a mantenere un legame con le guerre europee "Non c’è alcun vantaggio che questo continente può raccogliere dall`essere collegato alla Gran Bretagna". Secondo Paine " Qualsiasi sottomissione alla Gran Bretagna o dipendenza da essa tende direttamente a coinvolgere questo continente nelle liti e nelle guerre europee (....) poiché l`Europa è il mercato per il nostro commercio dovremo evitare legami parziali con qualsiasi sua parte. Il vero interesse dell’America è tenersi alla larga dalle contese europee".
Quella di Paine si configura a tutti gli effetti come un'ideologia del commercio. Gli scambi commerciali, ostacolati dalla presenza delle colonie nell'impero britannico, avrebbero consentito al nuovo Stato di rafforzarsi e arricchirsi. L'attività commerciale sviluppava le relazioni tra gli Stati evidenziandone i comuni interessi e rendendo evidente l'inutilità della guerra per una "nazione commerciante". Secondo Paine era nell'interesse dell'Europa consentire all’America di diventare "un porto libero".
Nella visione liberale e progressista della storia di Paine, i futuri Stati Uniti acquisivano una funzione centrale di trasformazione dell’ordine internazionale. La formazione di una repubblica in Nordamerica sarebbe stato il caposaldo per la costituzione di un nuovo ordine mondiale che avrebbe posto fine alle guerre e alla logica di potenza fino ad allora prevalente.
Il carattere eccezionale e superiore della nazione americana si rileva quindi anche sul piano istituzionale: gli Stati Uniti saranno il traino di questo nuovo processo in virtù del loro sistema repubblicano che li porrà in radicale opposizione alla monarchia inglese. Paine inserisce la sua polemica in una denuncia più ampia dell'istituzione monarchica. Non solo la monarchia minacciava la libertà interna, ma essa costituiva il pericolo principale per la pace mondiale: i monarchi avevano poco altro da fare se non coprire "il mondo di sangue e di cenere".
Elemento fondamentale per comprendere il successo del Common Sense è il linguaggio usato da Paine capace di veicolare gli odi dei coloni e di fare presa sulle loro passioni più estreme. I principi dell'utilitarismo lockiano e le aspirazioni illuministiche a un nuovo ordine mondiale si mescolano con un immaginario biblico in cui si contrappongono demoni e salvatori, condanna e redenzione. In questo contesto in cui scelte drammatiche devono essere assunte "da leader sull'orlo dell'abisso" il pacifista Paine non esclude il ricorso alla tanto deprecata guerra per limitarne i perversi effetti e raggiungere l'obiettivo dell'indipendenza: senza la forza il nuovo Stato non sarà in grado di svolgere la propria missione universale. In definitiva Paine si rivela un acceso nazionalista, sostenitore di un forte governo centrale che dovrà dotarsi di una marina militare, necessaria a proteggere i traffici commerciali del Paese.

fonti
M. Battistini; M. Sioli. L' età di Thomas Paine. Dal senso comune alle libertà civili americane, Franco Angeli 2011
M. Del Pero, Libertà e impero. Gli Stati Uniti e il mondo 1976-2006 , Laterza 2008