venerdì 2 dicembre 2011

La valle dei templi di Agrigento: il tempio della Concordia, di Zeus, di Eracle, di Giunone

I templi di Agrigento ( in greco Akragas) costruiti durante la tirannide di Terone e il successivo governo democratico sono l'espressione della grande prosperità economica e dello sviluppo culturale raggiunti dalla colonia greca in quel periodo.
Quella che oggi chiamiamo valle dei Templi è l'area in un cui sorgeva la maggior parte della città antica.

Al delimitare dell'acropoli si elevava il tempio dedicato al culto di Ercole. E probabilmente il più antico, edificato alla fine del VI secolo presenta una cella allungata con pronao ed opistodomo in antis con colonnati sei per quindici dai capitelli assai pronunciati.
Il tempio di Zeus venne costruito nel 480 a.C. per ringraziare il dio in occasione della vittoria sui cartaginesi probabilmente non presentava un colonnato perimetrale aperto da semicolonne in stile dorico di 4,50 metri di diametro. La maestosità dell'edificio con una pianta di 112 m per 56 m, è testimoniata dai sette metri di altezza di Telamone, scultura avente struttura non solo ornamentale ma anche portante che rappresentava il mito di Atlante e attualmente adagiata tra le rovine di Agrigento.
Il tempio di Giunone ad AgrigentoIl tempio di Giunone è un edificio in stile dorico risalente alla metà del V secolo A.c. Il colonnato si componeva di tredici elementi sul lato lungo e sei su quello corto con pronao e opistodomo in doppio antis. Incendiato dai cartaginesi nel 406 della parte sud restano intatte le colonne, la trabeazione e una parte del fregio.
Il tempio della Concordia
Resta il più importante di tutti, quasi gemello del tempio di Giunone, il tempio della Concordia, probabilmente dedicato a Castore e Polluce è uno dei monumenti del mondo greco antico meglio conservati. Databile attorno alla metà del V secolo a.C. , il tempio ha una planimetria di sei colonne sui lati brevi per tredici sui lati lunghi e al suo interno si trovava la cella in cui era collocata la statua della divinità.  Il nome gli venne dato da Tommaso Fazello in relazione alla presenza di un'iscrizione latina di età imperiale che fa riferimento alla «Concordia degli Agrigentini» che per errore venne collegata all'edificio. Il tempio è giunto sino ai nostri giorni in ottimo stato di conservazione grazie a un fortunato episodio: nel VI secolo a.C fu trasformato in basilica dedicata a Pietro e Paolo dai cristiani che per questo evitarono di demolirlo ma lo trasformarono rafforzando gli intercolumni e prendo arcate a tutto sesto nelle pareti della cella. Dal 1748 l'edificio venne ripristinato nella sua forma originaria. La base del tempio segue l'inclinazione della collina. Le sue colonne alte 7 metri erano in origine stuccate di bianco mentre i frontoni erano colorati variamente ma il pigmento non ci è sopravvenuto. Anche il tetto e le tegole erano di marmo e all'estremità delle grondaie sporgevano protomi a forma di testa di leone. la porta principale del tempio era posta a est dove sorge il sole, che secondo gli antichi greci era simbolo di vita, mentre a occidente dove la luce va a morire era la porte dell'Ade.
I primi studi e lavori di scavo avvennero negli ultimi decenni del XVIII sotto i Borboni ad opera di Gabriele Lancellotto Castelli principe di Torremuzza, l'allora responsabile della tutela dei beni culturali siciliani ma l'opera di recupero e restauro sistematica nella valle dei Templi è cominciata solo dopo la prima guerra mondiale.

fonti:
Moses Finley, gli antichi greci, Einaudi 1968
Moses Finley, Storia della Sicilia Antica, Laterza 1985
Giorgio Giulini, L'architettura, in Sikanie,: storia e civilta della Sicilia greca IVAG, MIlano 1986
Giancarlo Buzzi, Antonio Giuliano, Magna Grecia e Sicilia Mondadori , 2000