domenica 24 maggio 2009

Benedetto Antelami


Nato intorno al 1150 Benedetto Antelami fu scultore e architetto attivo fra il 1170 e il 1220. Faceva parte probabilmente di quei costruttori provenienti dalla valle d’Intelvi noti con il nome di "magistri Antelami" (magister Antelami). Il suo nome sembra derivare proprio dalla sua provenienza geografica.
Benedetto Antelami curò la sua formazione artistica in Francia, fra la Provenza e l'Ile de France. La sua mano è stata riconosciuta in alcuni capitelli del chiostro di Saint-Trophime ad Arles, eseguiti intorno al 1165-1170. Giunto in Italia, il maestro prestò la sua opera in varie regioni dell’Italia settentrionale. A Parma si occupò inizialmente della sistemazione del coro della Cattedrale, lavoro del quale rimangono oggi la cattedra episcopale e un bassorilievo con la Deposizione datato 1178, già parte di un pulpito quadrangolare, oggi collocata alla destra del transetto del Duomo di Parma.
Fra il 1170 e il 1190 Benedetto Antelami fu anche impegnato nella costruzione del Duomo di Borgo San Donnino, l'attuale Fidenza, eseguendo i rilievi della facciata, rimasta incompiuta. Dal 1196 guidò i lavori di costruzione e decorazione del Battistero di Parma, che rappresentano il suo capolavoro in stile romanico. Per esso realizzò i meravigliosi rilievi policromi dei portali e la decorazione degli interni in cui si possono ammirare sculture di tema religioso, (la Fuga dall'Egitto la presentazione di Gesù al tempio) e profano, quali la raffigurazione dei “mesi” e delle stagioni.
Vengono attribuiti a Benedetto anche il progetto per la chiesa di Sant’Andrea a Vercelli, primo esempio in Italia di gotico francese, e due sculture di leoni nella chiesa di San Lorenzo a Genova, parte di un perduto pulpito.

mercoledì 6 maggio 2009

Roma: i re sabini. La prima espansione contro Alba Longa

La struttura istituzionale della primitiva città di Roma vedeva al governo un re di solito affiancato da un assemblea senatoria composta da i membri delle più importanti famiglie, i patres familias. Secondo la tradizione la prima fase dell’età monarchica sarebbe stata caratterizzata dall’alternanza fra re latini e sabini ma in realtà le figure di Tito Tazio, Numa Pompilio, Tulio Ostilio, Anco Marzio, sono in un modo o nell’altro di estrazione sabina: anche la doppia denominazione è rivelatrice dell’origine sabina. Proprio nel Quirinale, il colle da cui partì l’espansione sabina, è attestato attorno al 700 a.C la presenza del primo vero luogo di culto: vi si ricorda un Capitolium vetus, anteriore quindi al Capitolium vero e proprio che diventerà il vero centro sacrale di Roma, opera successivamente dei re di origine etrusca.
Anche la guerra condotta da Tulio Ostilio contro Alba Longa testimonia della prevalenza dei Sabini: sarebbe impossibile spiegare una tale azione militare compiuta da re discendenti dai Colli Albani. Anche la spinta espansionistica di Anco Marzio verso la foce del Tevere è compatibile con gli interessi dei Sabini ad acquisire il controllo delle saline, tramite cui rifornire di sale l’entroterra dove abitavano i popoli appenninici.
Sia la guerra contro Alba longa sia l’espansione lungo la foce del Tevere devono ritenersi spedizioni storicamente accadute. Esse testimoniano l’esistenza di un’organizzazione militare di un certo rilievo facente riferimento alla prima assemblea pubblica di Roma, quella curiata, che sarebbe stata successivamente sopravanzata in importanza da quella centuriata ma che in età antica inquadrava la popolazione ai fini militari suddividendole in trenta curie , dieci per ognuna delle tre tribù genetiche di Roma ovverosia, i Ramni, dei Tizi e dei Luceri , quest’ultima di origine etrusca. In base a quest’organizzazione la Roma più antica poteva disporre di un esercito di 3000 fanti e 300 cavalieri il che presupponeva un abitato già consistentemente popolato, i cui confini erano segnati a ovest dal Tevere, a est dall’Aniene , mentre a sud il territorio non doveva estendersi oltre gli 7-8 km dall’abitato.