venerdì 5 agosto 2011

Espansionismo e sviluppo commerciale di Cartagine. La lotta con i Greci di Sicilia nel V secolo a.C.

Nella prima metà del IV secolo A.c. contestualmente agli scontri che al centro Italia vedevano contrapposti Romani e Etruschi, nella parte meridionale della penisola si andava sviluppando una crescente rivalità tra l’elemento greco, la cui unificazione verrà iniziata da Siracusa e che coinvolgerà i popoli italici del sud, e i Cartaginesi impegnati in una colonizzazione della Sicilia che si faceva progressivamente più sistematica.
Cartagine fondava la sua potenza sui traffici marittimi che si sviluppavano in tutto il mediterraneo grazie a trattati commerciali che garantivano ai suoi mercanti condizioni di favore rispetto ai concorrenti e a un ben congegnato sistema di distribuzione delle materie prime e dei prodotti che utilizzava gli antichi scali fenici: dal Nord Europa giungevano ambra, stagno, dalla Spagna l’argento, dall’interno dell’Africa oro e schiavi, dalle coste del Marocco pelli e avorio. Cartagine esportava i suoi prodotti artigianali: armi, cuoi e tessuti.
Il sistema istituzionale cartaginese si basava sull’equilibrio di potere tra aristocrazia terriera , che nominava i due supremi magistrati ( sufeti) e veniva rappresentata nel Senato, e ceto mercantile da cui provenivano sovente i giudici e i componenti delle pentarchie ( consigli di cinque membri che gestivano le più importanti funzioni amministrative dello Stato) . I ceti popolari erano raggruppati in svariati corpi che si riunivano anche per consumare assieme il pasto. L’assimilazione con gli indigeni rimase problematica: Cartaginesi e Libici non arrivarono mai a costituire un unico spirito nazionale.
A partire dal VI secolo A.C l’esercito cartaginese si rafforzò soprattutto con elementi mercenari che ne divennero progressivamente l’elemento numericamente preponderante: la cavalleria era composta da capi tribù della Numidia, gli elefanti vennero introdotti dai berberi e anche i contadini libici che lavoravano nei campi dell’aristocrazia finirono per ingrossare le fila dell’esercito .
Il fatto che l’esercito cartaginese fosse composto sopratutto di mercenari favorì i tentativi dei generali di provare a sovvertire l’ordine costituzionale aristocratico: ci sono giunte notizie di tentativi di colpi di mano da parte di un certo Annone (338); di Amilcare (313) e Bomilcare ( 308), che si risolsero in insuccessi e nelle relative condanne a morte dei congiurati da parte del Senato.
Se la forza di Cartegine risiedeva principalmente negli scali marittimi va anche osservato come la formazione e il consolidamento di una ricca aristocrazia portò anche a un espansione territoriale verso ovest e sud che si accentuò dal IV sec con lo sviluppo di centri urbani come Leptis magna, Utica, Hadrumetum, Tapso. L’espansionismo cartaginese si volse anche verso la Sardegna e la Sicilia. Nel primo caso si limitò alla fondazione di colonie lungo la costa : Karalis ( l’odierna Cagliari) Olbia, Tharros, Sulci, Nora; insediamenti che però ebbero notevole peso nell’evoluzione civile dei sardi, tanto che i Romani li definiranno sprezzantemente Africani. In Sicilia invece si ebbe un intensa penetrazione nella parte occidentale con l’assimilazione delle antiche popolazioni locali degli Elimi e l’impronta cartaginese è presente in maniera capillare negli usi , nei costumi e nei culti degli indigeni. C’erano la premesse per spostare la penetrazione verso la parte centrale dell’isola, il che avrebbe reso inevitabile il conflitto con i Greci . Ma il rovescio di Imera imposto alla flotta cartaginese da Gelone di Siracusa nel 480 testimoniava quanto fosse ostica l’espansione in zone in cui la presenza greca era già consolidata. Rimaneva tuttavia il fatto che per Cartagine era fondamentale avere il controllo della sponda di costa posta di fronte a quella africana e dunque si trattava solo di cogliere ilo momento opportuno per dare inizio all’offensiva decisiva per la conquista della Sicilia. L’opportunità si presentò alla fine del V secolo A.c in concomitanza con le divisioni che avevano indebolito le città greche. Questo permise a Cartagine di conquistare Selinunte e Agrigento e di distruggere Imera.

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