domenica 9 ottobre 2011

Siracusa contro Cartagine per il controllo della Sicilia. Dionisio I il grande e Dionisio II il giovane

Proprio mentre i Cartaginesi sembravano avviati alla conquista dell’intera Sicilia, a Siracusa assunse il potere come tiranno costituzionale (strategos autokrator) Dionisio il Grande (430-367) sostenuto dai ceti popolari. All’inizio le campagne militare da lui intraprese ebbero esito non favorevole, tanto da costringerlo a venire a patti con Cartagine. Ma poi riuscì a liberarsi dell’opposizione di esponenti dei ceti aristocratici distribuendone i beni a schiavi liberati e stranieri; trasformò l’isola di Ortigia in una cittadella fortificata; rafforzò la flotta e costituì un potente esercito di mercenari nelle cui fila vennero inseriti in seguito anche Campani, Iberi e Celti; rafforzò la cavalleria andando ad acquistare cavalli allevati dai Veneti, assai rinomati al tempo. Queste misure gli permisero di acquisire una preminenza sullo stretto di Messica con la distruzione della città di Naxos, il rafforzamento di colonie come Catania e Leontini, Messina, con la conquista delle isole Lipari, e contemporaneamente di intraprendere un’offensiva nei confronti di Cartagine cui strappò un ‘importante centro come Motye e respinse fino a Lilibeo. I Cartaginesi passarono però al contrattacco contando sul sostegno di Segesta, rimasta tenacemente avversaria di Dionisio. La situazione si capovolse e il cartaginese Imilcone giunse a cingere d’assedio Siracusa senza esiti favorevoli per il sopraggiungere di una pestilenza e di reparti spartani a sostegno di Dionisio, il quale in virtù del prestigio assunto come campione dell’ellenismo potè assumere il titolo di arconte di Sicilia.
Dopo aver fatto nel 392 una pace con i Cartaginesi , Dionisio volse le sue mire verso la Magna Grecia: nel 388 sconfisse presso l’Elleporo una lega italiota di città achee, nel 386 conquistò prima Reggio e poi tutto il Bruzio. Nel 379 acquisì Crotone, poi cercò l’alleanza di Taranto e si spinse a nord fino a creare una colonia ad Ancona e a conquistare un porto in Corsica. Nello stesso anno Cartagine , approfittando dell’insofferenza delle altre città greche verso l’espansionismo di Dionisio, riapri la contesa che durò tre anni. La conseguente pace che fissò sul fiume Halycus , a ovest di Agrigento, il confine tra le zone di’influenza greca e punica. Dionisio negli anni successivi dovette affrontare una crisi finanziaria conseguente ai problemi di mantenimento delle sue forze mercenarie ma nel 368 provò inutilmente a conquistare di nuovo Lilibeo. L’anno successivo morì dopo quaranta anni di potere ininterrotto. Lo Stato da lui organizzato e l’ambizioso progetto di creare un impero che riunisse tutti i greci d’Occidente si dissolsero dopo la sua scomparsa.
A succedergli fu il figlio Dionisio il giovane che ne proseguì la politica di espansione; ma i Cartaginesi appoggiarono contro di lui Dione, discepolo di Platone di cui avrebbe voluto riprodurre lo Stato ideale ; e mentre i due si fronteggiavano in una guerra civile i mercenari campani e sabelli creavano Stati indipendenti nell’isola di Ortigia e a Catania. Dione fu ucciso nel 354 e Dionisio venne deposto nel 345; da Corinto sopraggiunse Timoleonte a ristabilire l’ordine e l’unità di Siracusa con un regime democratico; costui riprese la lotta contro Cartagine che sconfisse presso il fiume Crimiso; combatté i i tiranni che si erano insediati in molte città greche estromettendo i mercenari che spesso vi si erano insediati; divenuto cieco abdicò nel 337 e per le sue opere venne esaltato dallo storico Timeo di Taormina come liberatore della Sicilia.
Nel frattempo la fama delle imprese di Alessandro Magno in Oriente giungeva anche a Cartagine, che, rimasta impressionata dalla conquista di Tiro nel 332 da parte del macedone, decise di guardare nuovamente all’espansione della Sicilia favorendo la scalata al potere a Siracusa di Agatocle. Uomo di oscure origini, Agatocle riuscì a guadagnarsi il favore dei ceti popolari abolendo i debiti, ridistribuendo le terre e bandendo gli esponenti aristocratici. Una volta acquisito il titolo di strategos autokrator, come Dionisio il Grande si propose come campione dell’ellenismo. Cartagine corse ai ripari inviandogli delle forze contro, ma Agatocle riuscì a rompere il blocco e a passare alla controffensiva in Africa dove grazie all’aiuto del re di Cirene, Ofella ( che poi uccise) , conquisterà città importanti come Tapso e Utica. Tornato a Siracusa nel 308, si volse di nuovo verso l’Africa dove questa volta subì dei rovesci, per poi siglare la pace con Cartagine che ristabiliva nuovamente sull’Halycum il confine di separazione delle rispettive zone di influenza in Sicilia.
Agatocle venne poi chiamato in aiuto da Taranto contro le scorrerie piratesche del principe spartano Cleonimo a cui sottrasse l’isola di Corcira. Poi si volse contro i Bruzi togliendo loro di nuovo Crotone. Allargò poi il suo orizzonte politico stabilendo buoni rapporti con i Pucezi, gli Iapigi e la città di Napoli. Morì nel 289 A.c dopo aver ripristinato a Siracusa un regime democratico. Ma i suoi mercenari campani, chiamati Mamertini per il loro culto verso Marte, si impadronirono di Messina creandovi uno stato autonomo..
Le complesse vicende politiche e militari sopra illustrate testimoniano di un più intenso contatto tra l’elemento greco e le genti italiche che favori la crescita civile di queste ultime. Uno sviluppo che come vedremo però finirà per ritorcersi contro gli stessi Greci.

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