domenica 4 settembre 2011

Per Ricasoli la resistenza dei borbonici era solo brigantaggio

Durante l'estate del 1861 nel meridione bande di insorti filoborbonici hanno contrastato, con l'appoggio frequente della popolazione locale, l'esercito sabaudo. Allo scopo di dissolvere gli interrogativi che in Europa molti si ponevano riguardo alle motivazioni di questa resistenza al neonato Stato italiano, il presidente del Consiglio Ricasoli diramò una nota diretta agli ambasciatori all'estero e pubblicata il 1 settembre anche sulla Gazzetta del Popolo di Torino in cui il governo dava la sua versione dell'accaduto. Secondo Ricasoli la rivolta non ha alcuna motivazione politica. Forte è la critica verso il disciolto esercito borbonico che pur essendo composto "da 180 mila uomini bene armati si dissolse al cospetto di un pugno di eroi ( I Mille n.d.r.)" e ora "si da al brigantaggio facendo della bandiera borbonica che prima non ha difeso emblema di assassinio e rapina". Infine Ricasoli denunciava la connivenza del governo pontificio , accusandolo di finanziare e distribuire armi e munizioni ai "briganti"

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