giovedì 8 aprile 2010

L'alleanza tra Romani e Latini contro le incursioni di Equi e Volsci ( prima metà del V secolo a.C)

 cartina Roma V° secolo a.C.
Durante il V sec a.C., nonostante a Roma prendesse piede la lotta interna tra patrizi e plebei, con questi ultimi organizzatisi quasi come uno Stato dentro lo Stato con propri rappresentanti ( i tribuni), la città si mostro sempre presente nelle guerre di difesa contro l’assalto dei popoli appenninici, in particolare, Volsci, Equi, Sabini. Questa aggressioni bloccarono lo sviluppo dello Stato romano, tanto più che a settentrione premevano anche gli Etruschi di Veio, con i quali comincerà un conflitto secolare che avrà il suo epilogo solo nel 396 a.c con la distruzione della città etrusca.
Sin dall’inizio del V secolo a.C. la pressione dei Volsci era molto forte: essi scesero dall’alta valle del Liri, occuparono il territorio in cui risiedevano i Musoni fino a insediarsi nella Pianura Pontina dove si stabilirono a Terracina ( da loro denominata Anxur) in maniera permanente e in modo saltuario ad Anzio. Anche gli Equi mossero dall’Appennino centrale verso la valle del Trerus ( corrispondente all’odierna Sacco) e poi nella vallata tra i colli Albani e i Lepini per poi cercare di operare congiuntamente con i Volsci in direzione di Anzio. Questi interventi convergenti verso i colli Albani da est e da sud-est spiegano il motivo dell’alleanza stipulata tra città latine dopo la vittoria su Porsenna e che nel 493 venne sottoscritta anche da Roma con il Foedus Cassianum. Nel 486 anche gli Ernici, popolazione residente a est dell’attuale Ciociaria, sottoscrissero il patto.
Il Foedus Cassianum si configurava come una vera e propria alleanza militare: una clausola stabiliva che se uno dei contraenti veniva aggredito, gli alleati gli avrebbero dovuto prestare soccorso, suddividendo poi l’eventuale bottino di guerra. Era vietato poi farsi la guerra, chiamare nemici e farli transitare sul proprio territorio. Vi era anche una clausola concernente i rapporti commerciali che stabiliva che le eventuali controversie sui contratti privati avrebbero dovuto essere regolate entro il decimo giorno dalla loro stipulazione nel luogo nel quale esse erano state concluse.
La critica moderna per un certo periodo ha contestato l’autenticità del patto, che oggi non viene più messa in discussione soprattutto per ciò che concerne la parte militare , confermata dallo stato dei rapporti vigenti con Ernici e i Latini durante il V secolo, corrispondenti a quanto ci è stato tramandato . Il testo del patto risulta essere stato presente in Roma fino all’età repubblicana avanzata in una colonna bronzea posta nel Foro.
Sia Roma, indebolita dai contrasti tra patrizi e plebei, sia i Latini andarono incontro a difficoltà in questo periodo: nel 477 l’esercito romano, costituito quasi esclusivamente da membri della gens Fabia, subì un rovescio ad opera di Veio con l’agguato del fiume Cremera e nel 460 i Sabini guidati da Appio Erdonio occuparono la Rocca Capitolina che venne liberata grazie agli aiuti provenienti da Muscolo. A loro volta i Latini si trovarono più volte in difficoltà a causa delle incursioni degli Equi, che spintisi sui Colli Albani, giungevano sul Monte Algido per cercare di prendere alle spalle Muscolo e poi sfondare a nord dove , insieme ai Volsci ,premevano sino alle mura di Roma ( la leggenda di Coriolano che si oppone ai Volsci e si riferisce proprio a queste vicende).
La figura di Cincinnato che abbandona il suo lavoro dei campi e si rimette alla volontà dei senatori che gli conferiscono l’incarico di dittatore con il compito di difendere la sicurezza di Roma dalle invasioni degli Equi, da lui battuti sul monte Algido, testimonia al di là del valore storico del racconto, del quadro sociale contadino e del sentimento patriottico di cui era permeata l’Urbe in quel tempo.
L’alleanza militare intensificò le relazioni tra Romani e Latini. Ai Latini spettava presidiare il fronte meridionale poiché Roma doveva fronteggiare a nord gli Etruschi di Veio e a nord-est i Sabini. Il comando militare veniva esercitato a turno ed è appunto da questo periodo che a Roma il magister popoli, che nel periodo di maggiore pericolo riuniva nella sua persona i poteri ordinariamente gestiti dai due consoli, cominciò a chiamarsi con ilo titolo di dittatore nome abitualmente portato dai comandanti federati delle genti latine.
I Latini fondarono due colonie: una a Norba, sui monti Lepini: da qui potevano molestare i Volsci con rapide sortite sulla pianura Pontina ; l’altra a Signia, a nord degli stessi Lepini, con la quale miravano a controllare il sud della vallata che li separava da i colli Albani nella quale si infiltravano gli Equi per tenersi aperta la via verso Anzio. Alleato dei Latini, c'era il popolo degli Ernici nel contrasto agli Equi e Volsci. Altre città come Gora , sui Lepini, Praeneste, sopra la valle del Trerus, e Tivoli, alle falde dei monti Sabini, grazie alle loro alture fortificate furono in grado di portare avanti una politica autonoma. E infatti di esse non si fa cenno nella tradizione.

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