mercoledì 23 marzo 2011

Paolo di Tarso: origine divina del potere politico

L'atteggiamento verso il potere politico di Paolo di Tarso è comprensibile analizzando la sua biografia . Mentre Gesù di Nazareth, svolge la sua attività di profeta itinerante esclusivamente nei villaggi all'interno dei confini della Palestina senza contatti diretti con l'autorità romana, Paolo è un cittadino romano, nato a Tarso in Cilicia un centro urbano in cui fioriva quella cultura ellenistica di cui egli stesso era imbevuto; viaggiatore instancabile, è un profondo conoscitore di quel mondo ellenizzato in cui svolge la sua predicazione. Inoltre Paolo era un fariseo e in quanto tale il suo pensiero è dominato dal problema della legge. Per questo Paolo assume la posizione di lealismo politico tipica del fariseismo.
Difatti nella lettera ai Romani (13,1-7) Paolo sostiene che qualsiasi autorità proviene da Dio ed è da lui ordinata. L'ordine politico comprende tre livelli: coloro che sono investiti dell'autorità da Dio, i sudditi che devono sottomettersi a quest'ordine; e coloro che invece si ribellano all'autorità. Ogni autorità in quanto proveniente da Dio è legittima ed è compito del credente rispettarla indipendentemente dalla sua natura, buona o cattiva. Ma quest'obbedienza non dev'essere incondizionata: vale anche per Paolo il principio enunciato negli Atti degli Apostoli (5, 29) "bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini"; in caso di conflitto etico deve prevalere la coscienza deve indirizzarsi verso Dio. Il punto più rilevante della dottrina paolina sta nell'origine divina del potere politico, che in quanto parte di un ordine voluto da Dio non può essere malvagio.
Lo sfondo del suo pensiero resta però apocalittico-escatologico. Nella lettera ai Flippesi (3,20) scrive : "la nostra cittadinanza ( politeuma) è però nei cieli dove attendiamo anche, come Salvatore ,il nostro Signore Gesù Cristo". Dunque per Paolo di Tarso lo stato terreno non è che transitorio per il cristiano, che deve tendere allo stato celeste: l'unica vera cittadinanza è quella connessa allo status di appartenente alla polis celeste ( vedi anche 1Cor. 6,1-11). Una concezione della comunità cristiana in rapporto al potere politico che avrà notevoli fortune e che troverà la sua definitiva formulazione nella città di Dio di Agostino.

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