mercoledì 6 maggio 2009

Roma: i re sabini. La prima espansione contro Alba Longa

La struttura istituzionale della primitiva città di Roma vedeva al governo un re di solito affiancato da un assemblea senatoria composta da i membri delle più importanti famiglie, i patres familias. Secondo la tradizione la prima fase dell’età monarchica sarebbe stata caratterizzata dall’alternanza fra re latini e sabini ma in realtà le figure di Tito Tazio, Numa Pompilio, Tulio Ostilio, Anco Marzio, sono in un modo o nell’altro di estrazione sabina: anche la doppia denominazione è rivelatrice dell’origine sabina. Proprio nel Quirinale, il colle da cui partì l’espansione sabina, è attestato attorno al 700 a.C la presenza del primo vero luogo di culto: vi si ricorda un Capitolium vetus, anteriore quindi al Capitolium vero e proprio che diventerà il vero centro sacrale di Roma, opera successivamente dei re di origine etrusca.
Anche la guerra condotta da Tulio Ostilio contro Alba Longa testimonia della prevalenza dei Sabini: sarebbe impossibile spiegare una tale azione militare compiuta da re discendenti dai Colli Albani. Anche la spinta espansionistica di Anco Marzio verso la foce del Tevere è compatibile con gli interessi dei Sabini ad acquisire il controllo delle saline, tramite cui rifornire di sale l’entroterra dove abitavano i popoli appenninici.
Sia la guerra contro Alba longa sia l’espansione lungo la foce del Tevere devono ritenersi spedizioni storicamente accadute. Esse testimoniano l’esistenza di un’organizzazione militare di un certo rilievo facente riferimento alla prima assemblea pubblica di Roma, quella curiata, che sarebbe stata successivamente sopravanzata in importanza da quella centuriata ma che in età antica inquadrava la popolazione ai fini militari suddividendole in trenta curie , dieci per ognuna delle tre tribù genetiche di Roma ovverosia, i Ramni, dei Tizi e dei Luceri , quest’ultima di origine etrusca. In base a quest’organizzazione la Roma più antica poteva disporre di un esercito di 3000 fanti e 300 cavalieri il che presupponeva un abitato già consistentemente popolato, i cui confini erano segnati a ovest dal Tevere, a est dall’Aniene , mentre a sud il territorio non doveva estendersi oltre gli 7-8 km dall’abitato.

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