sabato 14 febbraio 2009

L'arianesimo e il Concilio di Nicea

Il cristianesimo dei primi secoli dovette affrontare il problema dell'assestamento dei suoi dogmi. In particolare fu il dibattito attorno alla natura di Gesù al centro delle speculazione teologica delle prime Chiese. In opposizione alla tesi prevalente che sosteneva la divinità del Cristo ebbe particolare diffusione l'arianesimo: infatti a differenza dei teologi che ritenevano che il figlio di Dio avesse la stessa natura divina del Padre, per Ario (un monaco egiziano fondatore di questa corrente) e i suoi seguaci egli è stato generato da Dio, non possiede che una divinità secondaria o subordinata, e a differenza di Dio non è eterno, infinito e onnipotente. Queste tesi erano già state sostenute da alcuni scrittori come Origine ma fu proprio Ario a dare sviluppo a queste formule con una teoria completa.
Ario cominciò a predicare le sue teorie per la prima volta attorno al 320 quando era prete di una delle chiese di Alessandria. Il vescovo di Alessandria convocò un concilio per dirimere la questione ma si dovette scontrare con l'ostinazione di Ario che non intendeva rinunciare alla propria dottrina e che per questo fu scomunicato. A questo punto Ario, abbandonò l'Egitto per recarsi in Palestina e in Bitinia, dove godette dell'ospitalità di Eusebio di Cesarea e poi di Eusebio di Nicomedia ( quest'ultimo godeva dei favori dell'imperatore Costantino) e riuscì con il loro aiuto a fare molti seguaci. Poichè la controversia cristologica si stava diffondendo in tutto l'Oriente, l'imperatore Costantino decise d'intervenire e, fallito un tentativo di conciliazione, convocò nel 325 a Nicea, in Bitinia, un concilio che mise al bando le tesi di Ario e approvò a grande maggioranza la dichiarazione dogmatica (simbolo niceno- costantinopolitano) che proclamava che il Figlio aveva la medesima sostanza (consustanziale in gr. homoúsios) del Padre.

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