martedì 5 giugno 2012

Il Model Treaty degli Stati Uniti ( 1776)

Il Model Treaty fu un modello di accordo commerciale che il Congresso continentale degli Stati Uniti elaborò nel contesto della guerra d'indipendenza in funzione di un prossimo trattato da stipulare inizialmente con la Francia, unica nazione che sembrava in grado di appoggiare le istanze rivoluzionarie americane nella guerra con i britannici. Il Model Treaty più in prospettiva avrebbe dovuto dettare le linee guida del Nuovo Stato nelle relazioni commerciali con tutti gli altri Paesi.
Principale ispiratore del tratto fu John Adams, il leader rivoluzionario più attento all'evoluzione del diritto internazionale. Adams cominciò a lavorarci nel marzo 1776, procurandosi una serie di testi britannici che raccoglievano gli accordi diplomatici più importanti dell'ultimo secolo. Fortemente influenzato dall'ideologia del libero commercio presente nel Common Sense di Thomas Paine, Adams aveva in precedenza già espresso la sua concezione dei rapporti che il nuovo Stato avrebbe dovuto avere con gli altri Paesi: era fondamentale evitare qualsiasi coinvolgimento nelle "guerre europee"; un'indipendenza reale si sarebbe potuta acquisire solo con la "neutralità". Per evitare di divenire vittima degli intrighi della politica europea bisognava limitarsi a stipulare "trattati commerciali" che favorissero l'apertura al "mercato americano". Non ci doveva essere "alcuna connessione politica o assistenza militare e navale dalla Francia"; Adams scrisse: non desidero "altro che il commercio, un mero trattato marittimo"
Nel giugno del 1776 il Congresso continentale, oramai prossimo a dichiarare l'indipendenza americana diede incarico a una commissione di cinque membri (John Dickinson, Benjamin Harrison, Robert Morris, Benjamin Franklin e John Adams)
di redigere un modello di trattato da sottoporre alla Francia e alle altre potenze straniere. Il trattato venne completato in settembre e adottato dal Congresso quando l'indipendenza era già stata proclamata.
Il testo definitivo riprendeva le considerazioni elaborate da Adams nei mesi precedenti enfatizzando la libertà di commercio che avrebbe dovuto assicurare ai mercanti americani gli stessi diritti dei mercanti francesi: "Nel commercio, non ci sarebbe stata alcuna nazionalità". Addirittura il trattato prevedeva la possibilità che qualora una delle parti fosse stata coinvolta in una guerra, la controparte avrebbe potuto continuare a commerciare liberamente con i nemici. Nella bozza di trattato non era inoltre presente alcun impegno politico militare: qualora l'alleato fosse entrato in guerra con un paese terzo, gli Stati uniti non lo avrebbero sostenuto nell'impegno bellico. Nel testo veniva solamente previsto che qualora la Francia fosse entrata in guerra con la Gran Bretagna, gli Stati Uniti non avrebbero dato appoggio a quest'ultima.
John Adams sopravvalutava la capacità di attrattiva commerciale della nazione americana e difatti l'effettivo trattato siglato nel 1778 tra Francia e Stati Uniti si discostò parecchio dal Model Treaty sia sul piano commerciale ( stabilendo ad esempio il principio del mutuo riconoscimento della nazione più favorita nel commercio e nella navigazione) sia sul piano dell'accordo militare che impegnava gli Stati Uniti in una vera e propria alleanza difensiva in base alla quale essi dovevano sostenere la Francia in caso di guerra con la Gran Bretagna e ostacolare i traffici britannici. Benchè temporaneamente accantonati, i principi dei diritti dei neutrali e della libertà di commercio presenti nel Model Treaty sarebbero diventati un costante caposaldo della politica estera americana: gli Stati Uniti si proponevano come una nazione mercantile e attraverso il commercio puntavano a rafforzare la propria posizione nel sistema internazionale. Il Model Treaty nell'intreccio tra commercio e diplomazia esprimeva anche l'idealismo americano di proporre non solo alla Francia ma a tutto il mondo una diversa impostazione delle relazioni internazionali da contrapporre all'ordine del concerto europeo e di cui cui gli Stati uniti avrebbero dovuto assumere il ruolo di garante e di guida.

Bibliografia
T. Bonazzi, L'antieuropeismo degli americani, Rivista il Mulino 2/2003
M. Del Pero, Libertà e impero. Gli Stati Uniti e il mondo 1976-2006 , Laterza 2008
W. LaFeber, The American Age: U.S. Foreign Policy at Home and Abroad, W. W. Norton & Company, Londra-New York, 1994
F. Gilbert, To the Farewell Address: Ideas of Early American Foreign Policy, Princeton University Press, 1961
A. Stephanson, Destino manifesto. L'espansionismo americano e l'Impero del Bene, Feltrinelli, 2004


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