mercoledì 14 gennaio 2009

Con la stele di Rosetta, Champollion svela al mondo i segreti dell'Egitto antico


La stele di di Rosetta ( dal nome della città portuale di Rosetta, oggi Rashid) è una grande pietra in basalto nero , delle dimensioni di 114 x 72 cm e dal peso di circa 760 kg, che venne alla luce il 19 luglio 1799 ritrovata da un soldato dell'esercito napoleonico. E' suddivisa in tre sezioni di scrittura: dall'alto verso il basso troviamo prima 14 righe in geroglifico;quindi 22 in demotico, e nella parte bassa 54 righe in grafia maiuscola greca .
La prima intuizione la ebbe un diplomatico svedese esperto di lingue orientali, Akerblad, che confrontò i tre testi e dimostrò che i nomi dei re, nella parte greca, comparivano nella stessa posizione nel testo demotico. Quindi avanzò l’ipotesi che le tre sezioni riproducessero lo stesso testo nelle diverse lingue. Lo scritto riprodotto nella stele era un protocollo del collegio sacerdotale di Menfi, del 27 marzo del 196 a.C., che esaltava Tolomeo V Epifane in occasione del primo anno della sua incoronazione in cui si esaltavano i benefici procurati dal re al paese. In quel tempo l'amministrazione era affidata a funzionari di lingua greca da cui l'usanza di redigere i testi contemporaneamente in greco e in egizio. Questa circostanza fortunata fornisce lo strumento per acquisire la chiave interpretativa del geroglifico.
La seconda intuizione la ebbe un medico inglese, appassionato di egittologia Thomas Yung (1773-1829) il quale dal confronto tra la Stele di Rosetta e un obelisco portato in Inghilterra si occorse che erano presenti due cartigli identici. Yung comprese che i cartigli contenevano nomi di re e che i segni corrispondevano a dei suoni. da un confronto tra alcune lettere somiglianti nelle diverse versioni del testo della stela, Yung trasse lo spunto per arrivare a decifrare nel 1818, i nomi di Tolomeo e di Cleopatra. Tuutavia Yung, non avendo conoscenze filologiche adeguate non riuscì ad andare oltre la decifrazione di poche parole. Ma la sua analisi andava nella giusta direzione e costituirono la base da cui partì Jean-François Champollion un egittologo e archeologo francese che arrivò a comprendere la grammatica del sistema di scrittura geroglifico.
Champollion ricevette i risultati del lavoro di Yung e dopo un periodo di iniziale scetticismo aderì alla tesi secondo cui i geroglifici non erano semplicemente simbolici, ma avevano un loro valore fonetico. Egli non solo riuscì a identificare rapidamente i segni, ma arrivò a padroneggiare l’antica lingua in modo da poter fare la traduzione completa della sezione geroglifica della Stele di Rosetta. Champollion aveva compreso il sistema grammaticale della scrittura geroglifica con l'identificazione dell'organizzazione dei segni ideografici e fonetici. Con la possibilità di leggere i testi egizi si apriva per gli studiosi la possibilità di accedere ad una enorme quantità di nuove informazioni.

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