lunedì 5 settembre 2011

Dopo l'anno Mille la città ritorna protagonista

L' anno Mille rappresenta non solo uno spartiacque simbolico del passaggio tra Alto e Basso Medioevo. Dopo questa data avviene un fatto di eccezionale importanza: torna a manifestarsi lo sviluppo delle città. Si inverte l'equilibrio di forze tra ambiente urbano e rurale che nei secoli precedenti aveva visto quest'ultimo prevalere. Lo sviluppo demografico favorisce la crescita economica accompagnata da innovazioni in campo agricolo, manifatturiero, finanziario e scientifico. Gli scambi riprendono frequenza con Amalfi, Pisa, Genova e Venezia che sviluppano legami commerciali con il mediterraneo orientale. Si creano nuovi insediamenti umani che intaccano i tradizionali poteri esercitati dalla nobiltà feudale sulle popolazioni locali.
Le città si ingrandiscono e pur continuando a riconoscere l'autorità imperiale, vanno alla ricerca di una loro autonomia economica e politica: in Italia prendono il nome di comuni, in Europa assumono varie altre denominazioni ( ad es. ville in Francia, borghi nei Paesi Bassi).
Si diffondono nuove mentalità e lo schema tripartito della società medievale ( oratores, bellatores, laboratores- preti, guerrieri, contadini) si apre alle nuove istanze di secolarizzazione e alle esigenze prodotte dall'urbanesimo. I laboratores che prima dell'anno Mille si identificano sopratutto con i contadini, divengono sempre più anche artigiani. I nuovi ceti produttivi tendono ad associarsi per difendere la propria attività: nascono le gilde, le arti e le corporazioni con propri codici di comportamento ( statuti).
Si costituiscono aggreegazioni di liberi cittadini per il governo autonomo delle città. Nei comuni l'organizzazione politica e giurisdizionale prevedeva un assemblea popolare ( che assunse varie denominazioni: concione, parlamento, arengo); il consiglio maggiore e il consiglio minore con funzioni di rappresentanza dei ceti e con compiti di affiancare nell'attività esecutiva i consoli, poi sostituiti da un podestà il cui potere venne moderato e controllato da un Capitano del Popolo, espressione appunto della parte popolare della città. All'inizio le cariche più importanti erano appannaggio delle famiglie più potenti ma poi si aprirono anche ai rappresentanti delle corporazioni artigiane. La forza dei diversi Comuni nei confronti dell'autorità tradizionali variava in funzione della capacità di rendersi autonomo sul piano politico e amministrativo tramite l'amministrazione della giustizia l'imposizione di tasse: evidentemente riacquistare un ruolo economico e politico significava per le città entrare in politico con chi deteneva il potere ( imperatori, re, signori feudali). In Italia il processo di formazione della autonomie cittadine incominciò con i comuni nel X secolo e condusse al conflitto con l'imperatore Federico Barbarossa e dopo la vittoria di Legnano (1176) e la pace di Costanza ( 1183) al diritto di emanare proprie leggi. In Germani le più forti città libere crearono la lega Anseatica, una sorta di federazione all'interno dell'impero. In Francia invece le città si allearono con la monarchia nella lotta per svincolarsi dal potere del Papato e dell'Impero.

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