venerdì 5 aprile 2019

Roma sconfigge la Lega Latina (338 a.C) e associa Cuma e Capua

Il riavvicinamento tra Romani e Sanniti ( 341 A.c.) mise in allarme i popoli del Lazio Meridionale, Latini, Volsci e Aurinci per le ripercussioni sulla politica di espansione che Roma perseguiva con sempre maggiore fermezza. Si creavano così le condizioni per arrivare a una guerra aperta con i Latini. All’origine del conflitto ci fu la nuova richiesta di aiuto dei Sedicini ai Latini, che stavolta decisero di intervenire in forze portando dalla loro parte anche i Capuani. A Capua la fazione popolare aveva preso il sopravvento su quella aristocratica filo romana. L’iniziativa dei Latini portò dunque alla rottura definitiva con i Romani ai quali si associarono nella guerra i Sanniti. Nel primo anno il teatro della guerra fu la Campania che i Romani raggiunsero per vie interne attraversando i territori degli alleati Marsi e Peligni; di fatti la via Latina e la via che attraversava la regione pontina liungo il tracciato della futura via Appia erano sotto il controllo dei Latini e dei Volsci.. La prima battaglia fu combattuta ad Viserim, cioè ai piedi del Vesuvio ( 340 A.c) ; inizialmente la situazione volse a favore dei latino-campani ; a ribaltare la situazione fu il gesto della devotio compito da uno dei due comandanti P Decio Mure ( l’altro T. Manlio Torquato mise a morte il proprio figlio che era uscito fuori dai ranghi prima dell’ordine di battaglia) che si gettò con il suo cavallo in pieno assetto da guerra contro i nemici per riversare su di se le presunte colpe che il suo esercito aveva nei confronti degli dei. Il sacrificio di Decio Mure ebbe l’effetto di rinvigorire il morale dell’esercito e la vittoria arrise ai Romani. I Latini e i Campani andarono allora ad attestarsi sul Garigliano ma a Tritano sulla foce del Liri, subirono un altro rovescio. I Campani a questo punto si staccarono dall’alleanza: a Capua gli aristocratici filo romani avevano di nuovo preso il sopravvento. I Latini fecero rientro nel Lazio inseguiti dai Romani che stavolta passarono attraverso la zona costiera. In un disperato tentativo di resitenza, Latini, Volsci di Priverno, Velletri e Anzio, Tiburtini e Prenestini fecero fronte comune ma furono nuovamente sconfitti dai Romani ai Campi Fenectani, nella Pianura Pontina ( 339 a.c.) . Di conseguenza i Romani sciolsero la Lega Latina ( 338 A.c) e le città che vi facevano parte vennero incorporate nello Stato romano. In tal modo gli abitanti di Aricia e Lanuvio divennero cittadini romani a tutti gli effetti. I culti locali vennero assorbiti dai romani e le magistrature sopravvissero anche se mantennero un ruolo solo religioso e amministrativo. Le colonie che facevano partre della lega latina e le città di Tivoli, Praeneste, Gora e Lavinio rimasero formalmente autonome ma a essa fu vietata ogni forma di assemblea politica. Da ora in poi tutte le colonie dipenderanno direttamente da Roma.
In generale tutte i membri della lega latina furono privati di molti dei loro territori e persero lo ius connubii e lo ius commercii con Roma. Sui territori confiscati a Latini e Prenestini si stabilirono coloni romani a cui vennero assegnati lotti di tre iugeri e su quel territrio successivamente verranno create tre tribù : Maecia, Scaptia e Ofentina. Roma regolò i suoi rapporti con Cuma e Capua e con altre città minori tra cui Suessula ( dove nel 341 a.c era stata combattuto l’atto finale della prima guerra sannitica): lo scambio dei dirtti civili inizialmente riservato ai soli aristocratici venne successivamente esteso a tutti gli abitanti delle città campane. In questo modo tra Romani e Campani vennero a crearsi gli stessi rapporti esistenti tra Romani e Ceriti permettendo la sopravvivenza delle autonomie locali sul piano amministrativo, economico e religioso. Agli abitanti di Cuma venne imposto di versare un indennità annua di 450 dracme agli aristocratici che divennero così un punto di forza nei rapporti tra Campania e Roma. La presenza romana nella regione venne rafforzata con l’assegnazione a coloni di territori confiscati, primo passo per la successiva costituzione di una nuova tribù, la Falerna . Affinché non ci fosse soluzione di continuità tra territorio romano e campano anche alle città di Formia e Fondi che si trovavano in mezzo nella zona volsco-aurunca venne concesso lo scambio dei diritti cvili. In tal modo il territorio che Roma controllava direttamente o indirettamente tramite colonie latine o città con cui vigeva lo scambio dei diritti civili si estese dai monti Cimini, nell’Etruria meridionale fino alla Campania settentrionale per un’estensione di oltre 6000 km2 quasi doppia rispetto a quella precedente alla guerra latina.
Grazie a una serie di riforme ( quella costituzionale delle leges Liciniae Sextiae, quella dell’esercito, e quella economica che aveva portato a un notevole sviluppo della ricchezza) Roma nel giro di mezzo secolo dalla conquista di Veio alla guerra latina era divenuta una delle potenze di maggior rilievo della penisola capace di attrarre a se città di antica tradizione come Caere, Cuma e Capua.

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