giovedì 29 dicembre 2016

La deditio di Capua a Roma e la prima guerra sannitica

Per garantirsi la sicurezza della navigazione in Etruria e in Campania, i Romani oltre a stipulare il trattato del 348 con Cartagine furono protagonisti di una serie di vicende politiche e militari in cui furono coinvolti il Lazio, l’alta Campania e i Sanniti che culmineranno nel totale controllo della regione laziale da parte romana.
La penetrazione romana in Campania ebbe come punto di partenza il tentativo dei Sanniti di spingersi nell’alta Campania in uno di quei movimenti periodici che avevano condotto alcuni loro gruppi ad insediarsi a Cuma e Capua e a dare vita a partire dalla seconda metà del V secolo a.C. alla cosiddetta civiltà osca, data dall’incontro tra gli abitanti campani di origine greco-etrusca e gli stessi Sanniti. Ad essere vittime di una di queste incursioni fu stavolta il popolo dei Sidicini, che era stanziato nella valle tra il Liri e il Volturno. I Sidicini chiesero inizialmente aiuto ai Latini, i quali però preferirono non intervenire, probabilmente trattenuti dai loro alleati Romani timorosi di vedere incrinarsi i buoni rapporti con i Sanniti. In seconda battuta i iedicini si rivolsero a Capua contro la quale allora mossero i Sanniti. Di fronte a tale minaccia a loro volta i Capuani si volsero ai Romani.
A Roma si confrontavano due fazioni, una filosannitica favorevole al consolidamento dell’alleanza del 354 con i Sanniti, l’altra guidata dalla famiglia dei Deci, che di origine campana, spingeva perché si sviluppassero rapporti più intensi con la Campania. Ma c’era di mezzo il patto di amicizia con i Sanniti e i Romani non volevano venire meno alla fides che ne era il fondamento. A toglierli da questo impaccio ci pensarono gli stessi Capuani, che forse su suggerimento romano, con un atto formale, la deditio, cedettero tutto quanto apparteneva a Capua, abitanti edifici pubblici e privati, alla piena proprietà dello stato romano. In questo modo i Romani, accorrendo a difendere quanto da loro acquisito in proprietà, non ritennero di aver violato in alcun modo il patto con i Sanniti. qualche critico moderno ha voluto vedere in questo particolare tramandatoci dalla tradizione un'invenzione annalistica volta a giustificare un effettivo voltafaccia dell’accordo con i Sanniti; ma la deditio era un istituto di diritto pubblico in voga nel tempo e dunque non entra in contraddizione con il seguito degli avvenimenti.
Ne derivò quella che la tradizione ha tramandato come prima guerra sannitica che però si risolse in un paio d’anni ( 343-341) e senza scontri di particolare importanza. L’area del conflitto si limitò ai monti da cui i Sanniti scendevano per le scorrerie in pianura. In base a questi elementi alcuni critici moderni hanno negato alla prima guerra sannitica validità storica reputandola un antedatazione di avvenimenti riferentesi all’inizio della seconda guerra punica. Dopo la vittoria romana si giunse al ristabilimento della pace con i Sanniti. Venne effettuato lo sgombero della Campania da entrambe le parti e ciò diede via libera ai Sanniti nei confronti dei Sidicini che peraltro già rientravano nella loro zona d’influenza in base all’accordo del 354.
Per i momento né Sanniti né Romani avevano interesse a radicalizzare il conflitto: i Sanniti erano inespugnabili nelle loro montagne ma non disponevano di un'organizzazione militare capace di affrontare i Romani in campo aperto. Questi ultimi avevano sperimentato le difficoltà di operare in un territorio così lontano, cosa che aveva provocato anche alcuni episodi di insofferenza all’interno delle esercito, poi risolti con il rientro a marce forzato dei contingenti rivoltosi. Contestualmente i Romani strinsero vincoli di amicizia con l’aristocrazia campana che protessero dalla prospettiva incombente di nuove infiltrazioni sannitiche