venerdì 27 febbraio 2009
La seconda vita dell'arianesimo. Eusebio di Nicomedia. Il trionfo del cattolicesimo con Teodosio
L'arianesimo non scomparve del tutto ma si diffuse tra i Barbari (anzitutto tra i Goti da parte di Ulfila, discepolo di Eusebio di Nicomedia)ritardando la fusione tra elemento germanico e romano fino a quando Clodoveo si convertì alla fede cattolica e i popoli germanici stanziati sul territorio imperiale (Visigoti, Ostrogoti, Vandali, Burgundi e Longobardi) accettarono la fede cattolica romana. Ultimi a convertirsi saranno i Longobardi, sotto il regno di Ariperto I, tra il 653 e il 661.
martedì 24 febbraio 2009
INDICE: STORIA DEL CRISTIANESIMO
Paolo di Tarso: origine divina del potere politico
L'arianesimo e il Concilio di Nicea
La seconda vita dell'arianesimo. Eusebio di Nicomedia. Il trionfo del cattolicesimo con Teodosio
Il volto umano di Pio XII
sabato 14 febbraio 2009
L'arianesimo e il Concilio di Nicea
Ario cominciò a predicare le sue teorie per la prima volta attorno al 320 quando era prete di una delle chiese di Alessandria. Il vescovo di Alessandria convocò un concilio per dirimere la questione ma si dovette scontrare con l'ostinazione di Ario che non intendeva rinunciare alla propria dottrina e che per questo fu scomunicato. A questo punto Ario, abbandonò l'Egitto per recarsi in Palestina e in Bitinia, dove godette dell'ospitalità di Eusebio di Cesarea e poi di Eusebio di Nicomedia ( quest'ultimo godeva dei favori dell'imperatore Costantino) e riuscì con il loro aiuto a fare molti seguaci. Poichè la controversia cristologica si stava diffondendo in tutto l'Oriente, l'imperatore Costantino decise d'intervenire e, fallito un tentativo di conciliazione, convocò nel 325 a Nicea, in Bitinia, un concilio che mise al bando le tesi di Ario e approvò a grande maggioranza la dichiarazione dogmatica (simbolo niceno- costantinopolitano) che proclamava che il Figlio aveva la medesima sostanza (consustanziale in gr. homoúsios) del Padre.
mercoledì 11 febbraio 2009
L'organizzazione dello Stato nell'Antico Egitto
venerdì 6 febbraio 2009
Il maestro di palazzo nel regno dei Franchi
martedì 3 febbraio 2009
La donazione di Quierzy ( o Kiersy)
Nota anche come Promissio (o Donatio) Carisiaca si tratta di un atto del re dei Franchi Pipino il Breve a favore del papa Stefano II, ( anche se l'autenticità resta dubbia) . Nel 754, Pipino e Stefano si incontrarno a Ponthion, ove vennero presi gli accordi di massima per l'appoggio di Pipino alla Santa Sede contro i Longobardi; quindi il re, e il papa, si trasferirono a Quierzy doive l'accordo venne perfezionato nei dettagli: esso prevedeva la concessione a Pipino della corona di re dei Franchi nonché del titolo di patrizio dei Romani Pipino in cambio dell'impegno a fare la guerra in Italia contro il re dei Longobardi Astolfo per togliere i territori sottratti alla dominazione bizantina e donargli alla Chiesa . l terre oggetto del patto erano la Corsica, le terre dalla Lunigiana a Parma e a Monselice includendo la Tuscia (Toscana e parte del Lazio), l'Esarcato e inoltre la Venezia, l'Istria e i ducati di Spoleto e di Benevento. La donazione, in quanto si configura come «restituzione» al papato di territori un tempo posseduti, poi perduti per effetto di usurpazioni, probabilmente è un'anticipazione della falsa donazione di Costantino, redatta alla corte pontificia forse in quel periodo di tempo. I forti dubbi relativi alla sua autenticità riguardano il fatto che essa non figura nella biografia, pur particolareggiata, di Stefano II né nei documenti carolingi, bensì nella biografia di Adriano I, posteriore di qualche decennio, e si ignora da quale fonte il biografo l'abbia desunta. Essa è importante anche perchè Carlo Magno nel 774 avrebbe rinnovato a Roma, nei confronti di Papa Adriano, la Promissio di Pipino.
domenica 1 febbraio 2009
Altichiero da Zevio
Considerato uno dei massimi artisti del Trecento, di Altichiero da Zevio si hanno notizie documentate per la prima volta a Verona, sua città natale, nel 1369. Ma forse già in precedenza intorno al 1364, il pittore doveva aver lavorato al servizio degli Scaligeri decorando alcuni ambienti della loro residenza, in particolare con le le Storie della guerra giudaica, andate però perdute. Attorno al 1370 Altichiero si trasferì a Padova, probabilmente chiamato dal signore della città, Francesco da Carrara il Vecchio, per decorarne la reggia: è a lui attribuita da antiche testimonianze la decorazione ad affresco della Sala degli Uomini illustri, ispirata nel soggetto al "De viris illustribus" di Francesco Petrarca, anch'essa non pervenutaci . La prima opera che ci è giunta sono le storie di San Giacomo opera commissionata nel 1376 dal condottiero Bonifacio Lupi per la decorazione della cappella di famiglia posta nella Basilica del Santo . Per il lavoro, terminato nel 1379, Altichiero si servì della collaborazione del pittore bolognese Jacopo Avanzi. Per un altro membro della famiglia Lupi, Raimondino, Altichiero affrescò invece l'Oratorio di San Giorgio, nei pressi della Basilica del Santo, per il quale fu pagato nel 1384. Negli ultimi anni della sua vita fece ritorno a Verona dove eseguì probabilmente